Tornano ancora – con la multi collaborazione tra le labels /Donna Bavosa/Sons Of Vesta/Concubine/Shove – più tellurici che mai i Gerda, che a dispetto del titolo comunicano tutto il loro senso di frustrazione e soprattutto la destrutturazione, realizzata con un suono apparentemente caotico, ma in realtà estremamente razionale e ben puntellato. Non è una contraddizione questa, ma l’espressione ed il tentativo di dare un’ordinata alle varie emozioni che suscita l’ascolta di questo cd. Ciò che emerge dall’ascolto di questo catartico e massacrante terzo lavoro (considerando anche il loro primo demo) del quartetto marchigiano è un continuo fluire di parole biasciate ed urla, mai troppo urlate, ma che spesso vengono soffocate dal fragore di un post-core capace di fondere tanto i loro principali ispiratori: i Breach, quanto i Neurosis più avvolti su loro stessi, ma anche l’hardcore assolutamente senza compromessi, quello che scava dentro di sè, nel continuo domandarsi e mettersi in discussione. Questi sette brani sono accomunati dal lungo fluire del noise, perché i cambi di registro stilistico sono continui tra gli spasmi, le convulsioni e le cadute dopo un tentativo di volo o i martellamenti inquietanti che raramente giungono ad una corsa liberatoria. A farla da padrone è dunque una destrutturazione, che resta comunque tutta racchiusa in sé stessa, incapace di fare danno agli altri, ma soltanto di prolungare la crisi esistenziale, alimentata da un grande senso di oppressione.
Autore: Vittorio Lannutti