Pensare che quel “Car button cloth” del 1996 fosse l’ultimo album dei Lemonheads ci ha sempre lasciato un po’ di amaro in bocca. Una delle tante ingiustizie del Rock, potreste dire, non fosse altro che spesso al fato si può davvero far sentire la propria voce in capitolo: i Lemonheads non potevano chiudere la loro storia con un disco così poco convincente. Evan Dando ne era convinto e nel 2005 chiama a raccolta due ex Descendents e rimette in piedi i Lemonheads per un tour: l’occasione per la rivalsa sembra essere quella buona e da lì a breve la notizia di un nuovo album si fa sempre più concreta. Ed eccolo qui, “The Lemonheads”, necessario e a testa alta, esattamente dieci anni dopo il suo predecessore. Non si può di certo parlare di rivoluzioni: gli elementi tipici del songwriting di Dando resistono al tempo e sono inseriti alla perfezione all’interno di brani di prim’ordine: ci sono le ballate –come la struggente “Become the enemy”- e i brani più marcatamente power (pop, ovviamente) come “Pittsburgh” o “December” e tutto funziona, ancora, alla perfezione. La formula è una di quelle di cui si ha sempre bisogno e non sembra subire eccessivamente l’inesorabile scorrere del tempo. “The Lemonheads” è il ritorno migliore che ci si potesse aspettare; se –come immaginiamo- sarà una ripartenza, le “nuove” basi sembrano essere le migliori.
Autore: Philip Di Salvo