Nelle grandi metropoli, sul continente, oltre lo stretto, girano alcune leggende riguardo un lontano borgo di pietra, nascosto tra i boschi, a ridosso del mare. Si dice, di quei boschi, che per pochi giorni all’anno, nel cuore dell’estate, vengano avvolti in una magia strana, un esodo, che ripopola il silenzio tra un albero e un altro con corpi perduti di folletti danzanti dagli occhiali scuri. E poi le strette stradine di pietra, oltre il sentiero in discesa: una fiumana di gente a percorrerle fino al castello.
Tre giorni all’anno, solo tre giorni. Neanche la Creazione. Ma il minimo sindacale per una resurrezione. Da quindici anni l’Ypsigrock teletrasporta in Sicilia i protagonisti di un certo rock sofisticato, ne tiene prigionieri i suoni all’ombra di un castello medievale, finchè non penetrano ogni pietra, ogni fibra corporea della folla, ad osservare una sempre nuova incoronazione. Quest’anno l’ho voluto vedere di persona, questo sogno di una notte di mezza estate, e allora ci ho portato i miei sensi, tutti. Così improvvisamente mi sono ritrovata in una piccola Woodstock trasferitasi direttamente dalle campagne americane ad un quadro della metafisica di De Chirico. L’ordine e la sacralità di una processione antica popolata di pirati che vanno alla messa.
Dal 4 al 7 agosto, la XV edizione Ypsi & Love ha portato sul palco artisti italiani emergenti e alcuni grandi nomi della scena rock internazionale: i primi ad apparire oltre la nebbia incantata del castello sono stati i calabresi Captain Quentin, seguiti dalle Honeybird and the Birdies –il secondo giorno- e Dimartino –in chiusura.
Tre band che hanno in comune una grande attenzione per la parola e la lingua (le lingue, nel caso della seconda band, che nel suo repertorio si cimenta in testi che vanno dal catanese al norvegese)- e sicuramente una certa propensione al cantautorato, che, come hanno dimostrato, può rivelare interessanti aspetti sperimentali.
La prima sera sulle ballate country blues di Josh T. Pearson e ai beat anni ottanta di Twin Shadow, si sono imposti –headliner di nome e di fatto- i Pere Ubu, chiamati a sostituire gli attesissimi Spiritualized ma ben lontani dal sortire un effetto “ruota di scorta”.
La band di David Thomas ha catturato singolarmente tutta la popolazione del castello, strabordante nella piazza e lungo gli scaloni, i piedi penzoloni dalle mura laterali a scandire i ritmi punk della batteria di Modern Dance e tutte le altre storie graffianti raccontate dai pionieri del new wave, che sarà pure diventato old wave, adesso, ma ha acquistato il fascino di una storia segreta, raccontata da un vecchio zio ubriaco sulla poltrona davanti al camino. Una sporca storia di sesso e droghe, che lo diciamo a fare.
Per la seconda sera di Ypsig, invece, la password per entrare era: flanella.
I discorsi, prima e dopo l’esibizione degli Yuck– una delle novità più fresche della scena londinese geneticamente modificata dall’americana Fat Possum- quei discorsi di contorno si sono riempiti di frasi con jeans strappati, camicie a quadri, Nirvana, anni Novanta e adolescenza: tutto questo può essere anche vero, in partenza.
Suggestioni che colorano l’ascolto e dirigono le immagini che il live arriva a comporre nella testa di ciascuno. Ma gli Yuck sono molto più che un gruppo revival: niente di assolutamente nuovo, ma neppure qualcosa di già visto. Quattro ragazzi in grado di comporre canzoni semplicemente belle, semplici come la parola “bello” vuole indicare, con i jeans o senza. Che non puoi non sorridere e pensare di essere felice, esattamente in quel momento. E anche l’amore può essere facile. Chissenefrega del tormento.
I quattro londinesi sono lontani dal voler apparire artificiosamente alla moda o artificiosamente fuori moda. Una sensazione che ha fatto contrasto stridente con il gruppo successivo, Junior Boys – duo franco canadese tutto glitter e ammiccamenti. Ma si tratta solo di una questione di gusti, e se scrivi una recensione devi pure un poco smetterla di essere di parte e scrivere che sono stati molto bravi. Che l’impianto, l’acustica medievale e lo scenario hanno aiutato la resa di uno show veramente sopraffino. Però gli Junior Boys sono andati a letto presto, mentre gi Yuck si sono trasferiti al camping, nel bosco magico, dove il dj set rock-demenziale-stimolapogo di Shirt VS T-Shirt li ha fatti ballare fino alle nove del mattino, insieme al polverone di indiani indie-rock che lì aveva picchettato le tende.
La sera del 7 agosto la folla del fossato è tutta per i Mogwai: la mattina nel camping sono stati annunciati gli ultimi 10 biglietti e immediatamente è stato sold out. Un concerto tirato avanti due ore pienissime – il migliore tra tutte le performance dell’anno, come la band stessa ha dichiarato. I soli volti disattenti e pallidi nel pubblico li ho riconosciuti uno ad uno: si trattava di tutti quelli che – come me- avevano fatto a spallate con l’alba insieme agli Yuck quella mattina stessa.
Un esperimento riuscito, quello dell’Ypsigrock, che deve tantissimo al suggestivo scenario che lo ospita: il cartellone di quest’anno, ha importato sulla montagna nomi di tutto rispetto, ma l’impressione d’insieme era che fossero particolarmente slegati tra loro.
La schizofrenia del passaggio dall’elettronica all’acustico, alle distorsioni anni Novanta è stato un piccolo punto a sfavore per l’identità di un festival che a tratti ha dato l’impressione di essere musicalmente ibrido. Ma c’è anche da supporre che sia stata proprio questa la sfida del castello dei destini incrociati, a Castelbuono: roccaforte e baluardo della bella musica che stringe tutti a corte in tre giorni senza tempo.
Sezione polemica:
Magari l’anno prossimo si potrebbe chiamare una band che piaccia pure ai Carabinieri, così la smetteranno di multare passanti a caso per ubriachezza molesta, quando si tratta semplicemente di persone felici che vogliono divertirsi in vacanza. Magari l’anno prossimo sul sito dell’Ypsigrock si potrebbe aprire una sezione ‘ordinanze’ e avvisare gli avventori dello “stato dittatoriale” vigente nella cittadina. Così, giusto per suggerire una cosa. Ypsi & Love a tutti.
Disegnate dei fiori sui vostri verbali.
Anteprima “SPECIALE YPSIGROCK FESTIVAL 2011” from trallalàlla on Vimeo.
Autore: Olga Campofreda
http://www.ypsigrock.com