Alla faccia del tropicalismo modaiolo, qui si è su un maledetto cosmo “a parte” con le palme a testa in giù e con il mare a fare da tetto alle stelle, tutto versato in avanguardia e con tutte le deformazioni soniche che una allucinazione possa mettere in campo.
Tornano i colombiani Meridian Brothers con Salvadora Robot, un disco che stravolge tutti i canoni della musica latinoamericana, un gioco musicale dove tutto viene decriptato, denaturato ed arricchito – una volta rimesso insieme – con trasformazioni e tiritere lisergiche.
Apprezzati in tutti i grandi festival rock d’Europa e non solo, la band lascia libero il sentimento e la passione latina per inerpicarsi in uno zig zagare che muove la sua pazzia tra schizofrenia, sperimentazione, dissacrazione e forti barlumi di anarchia interpretativa, un disco che appena messo in funzione o piace oppure istiga l’istinto del lancio in aria a mò di tiro al piattello, questione di gusti ma quello che è certo che il coraggio di andare fino in fondo alla tracklist è cosa ardua e per pochi eletti masochisti.
Registrato interamente a Bogotà “ coca ci cova”, il disco mette al centro della sua vitalità contorta la salsa, il merengue con testi sfigati o prossimi a tristi presagi, versacci di pappagalli Ara, percussioni strampalate e coreografiche bizzarrie storte e sinuose sono la tara dell’intera tracklist, una sequenza di illogicità illogica che non si salva nemmeno al passaggio di Baile ultimo, un mesto e disturbato reggone che sigla l’incubo programmato made in Colombia.
www.meridianbrothers.com
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autore: Max Sannella