Ci sono serate che sembrano portarsi dietro una scia di eventi e sfortune che le accompagnerà per tutto il loro cammino e il concerto di questa sera sembra contenerle tutte: dalla chiusura anticipata di Villa Angeletti per problemi ancora tutti da chiarire, agli spostamenti paventati nelle location più diverse, fino al colpo di teatro risolutorio, nel senso più letterale possibile.
Un teatro vero e proprio, lo storico Duse, ma il 5 di luglio, con la colonnina del termometro a sfiorare i 40 gradi e le sue poltrone foderate di velluto rosso, pi? inquietanti di una sedia elettrica.
Eppure non c’è accadimento umano che tenga quando gli Dei dell’arte decidono di riappropriarsi del loro posto, non c’è sventura che perturbi quando la Musica rivendica la sua centralità al di là di ogni interferenza.
E allora è sufficiente che si apra lo spesso sipario per ricevere la prima di tante boccate di ossigeno e aria refrigerata. Potenza della musica e di quel piccoletto di nome Jason Swinscoe – titolare e deus ex machina del progetto “Cinematic Orchestra” – che insieme alla sua formidabile band ci regala una serata di pura estasi musicale, proiettando tutti noi in un entusiasmante viaggio onirico.
Note che prendono corpo, visioni e infinite suggestioni, sono questi gli ingredienti del “cinematico” mondo dell’ ensamble inglese che, sin dalle prime battute, con i brani di “Ma Fleur” in netta evidenza, ci regala la sensazione di essere avvolti da una densa coltre di suoni, da un vento caldo e avvolgente di nu-jazz e post-rock.
“Child Song” e “As the stars fall” spaziano da sonorità lounge all’elettronica più soffusa e raffinata, l’arpeggio di “Familiar Ground“, introdotto dal chitarrista e cantante Gray Reverend, è più dolce di un secchiello di zucchero filato, ma il pezzo non smarrisce mai la sua natura “cinematografica”, soprattutto quando la bella voce di Eska Mtungwazi entra in scena a ricordarci molto da vicino quella strepitosa, presente su disco, di Fontella Bass.
L’intensità del concerto cresce di pari passo con la temperatura, ma sono brividi salvifici quelli che regala l’esecuzione di “Music Box“, con il suo intreccio di chitarre e voci e i suoi sussurri armonici, mentre la potenza di “Evolution“, con i suoi controtempi e la sua struttura jazzy è la conferma ulteriore, se mai ce ne fosse bisogno, dell’estrema bravura del batterista Luke Flowers. Ma non è solo virtuosismo estremo quello che sgorga dalle mani e dalle menti di questi fantastici musicisti, non ci sono solo le perfette e meticolose orchestrazioni di “The man with the movie camera“, dirette tra l’altro, come un moderno direttore, dall’uomo delle macchine Swinscoe, ma ci sono i respiri profondi di “Breathe“, dolci come un abbraccio, rassicuranti proprio come la voce morbida e vellutata di Eska.
Dopo più di un’ora di delizie e magie saremmo anche soddisfatti, sudati ma ampiamente grati alla serata, eppure il finale che ci aspetta è di quelli che spaccano una partita in due, il colpo del fuoriclasse che arriva al 92°, quando gli altri sono già ad immaginare la doccia rigenerante (e mai paragone, credetemi, è più appropiato!) e invece arriva il meglio, e il meglio in questo caso è una versione acustica di “The build at home” con Reverend da solo in scena con la sua chitarra in versione folk, mentre il resto del gruppo lo raggiunge solo verso la fine, quando è (letteralmente) l’ora di “costruire” quel capolavoro che ci ha prepotentemente scollati dalle sedie per tributare un applauso intenso e liberatorio.
“All the you give” chiude perfettamente il concerto, ma anche un cerchio immaginifico che va da Morricone all’acid-jazz, passando dal cinema alla musica classica, dalla perfezione stilistica di un quartetto d’archi alla fantasia e all’improvvisazione di una session jazz. Quando alla fine si chiude definitivamente il sipario, il nostro incedere è stranamente lento e felpato, non c’è nessuno che brami l’uscita, ma la sensazione è, invece, quella estraniante di chi, come anestetizzato, si dirige piuttosto verso un guardaroba metaforico alla ricerca di un cappotto che lo proteggerà dai brividi appena provati.
Fuori potrebbe anche piovere…non ce ne accorgeremmo.
Autore: Alfonso Posillipo
www.cinematicorchestra.com/ – https://www.facebook.com/cinematicorchestra