Serata estremamente eccitante e indimenticabile per le 5-600 persone che hanno assistito al concerto di due dei più importanti gruppi della scena garage Usa degli anni ’90. L’importanza dell’evento sta proprio nella complementarietà delle due band, perché se il gruppo di Detroit ha più una matrice blues e soprattutto soul, gli Oblivians sono la scarnificazione estrema del blues che suonato al fulmicotone si fa punk, per tornare alla base rock’n’roll. Quindi con questi due gruppi si ha avuto l’opportunità di apprezzare tutte le sfaccettare del rock primitivo e delle origini, detto in altri termini del garage. In pratica poco più di due ore di verace rock’n’roll, colto nella sua essenza e soprattutto nello spirito. La location poi ha dato il suo bel contributo, dato che il palco del Hana Bi non è elevato affatto, per cui i musicisti suonano a vista di spettatori ed il contatto è praticamente assoluto. L’ambiente poi era molto piacevole con un pubblico principalmente sulla trentina, che ha apprezzato moltissimo lo show di entrambi i gruppi. Alle 21.45 iniziano The Gories che non si sono risparmiati con il loro soul-blues-noise, grazie al carisma di Mick Collins che predilige le parti ritmiche, lasciando a Dan Kroba gli assoli, mentre Peggy O’Neill è un metronomo che non guarda in faccia a nessuno, scandendo inesorabile il ritmo a cui i due chitarristi si attengono. Nel concerto poi è emerso come Collins abbia sviluppato nei Dirtbombs certe idee di soul-blues, mentre Kroba nei Demolition Doll Rods abbia preferito mantenere lo stile metronomico. Il loro set è stato infarcito dalla splendida cover di John Lee Hooker: “Boogie chillun”, tiratissima e roccata come neanche gli Stones sarebbero in grado di fare e dai loro cavalli di battaglia quali “Hidden charms”, “Give me love” e soprattutto una “Nitroglycerine” irresistibile e che ha mandato in estasi il pubblico. Dopo poco più di un’ora The Gories lasciano il palco, per far entrare gli Oblivians, che stramazzano per i primi venti minuti del loro set il pubblico con un ritmo forsennato e schiacciasassi, quindi ecco “She’s a hole”, “The leather” ed un’indimenticabile “Bad man”, così come lo è stata l’irruenta “Memphis creep” e l’ipnotica “Never change”. Tutti i tre musicisti si sono alternati alla voce, mentre Greg ha suonato la batteria per una ventina di minuti al posto di Jack, che è passato alla chitarra. Una serata memorabile!!!
Autore: Vittorio Lannutti
www.oblivians.com – www.myspace.com/thegories