Il celebre gruppo rock di Mark Everett ha annunciato il 15° album in studio intitolato EELS TIME!, uscito il 7 giugno su E Works/Play It Again Sam. Oltre all’annuncio, gli EELS hanno condiviso il primo singolo acustico Time, risultato (un po’ sotto le aspettative, per la verità, dopo così tanto tempo) della loro prima sessione di registrazione in presenza dall’inizio della pandemia.
La notizia dell’album arriva dopo un intenso 2023 per gli Eels, durante il quale hanno finalmente intrapreso il loro tanto atteso Lockdown Hurricane tour in Europa e in Nord America. La band ha concluso l’anno celebrando oltre tre decenni di carriera con l’uscita del loro secondo volume della compilation EELS So Good: Essential EELS, Vol.2 e una nuova traccia, Christmas, Why You Gotta Do Me Like This.
Registrato tra Los Feliz in California e Dublino, EELS TIME! è composto da dodici nuove tracce, fra le più introspettive e personali scritte da E. degli ultimi anni. L’album include collaborazioni con il musicista e attore americano Tyson Ritter.
Dei 14 dischi degli Eels, tre sono usciti nel periodo pandemico e post-pandemia. EELS TIME! segue il bellissimo e introspettivo Earth to Dora del 2020, e l’eclettico Extreme Witchcraft del 2022 (curiosità racconta che prima di questo trittico ci fosse un disco del 2018, The Deconstruction, dunque un ritmo preciso di un disco ogni due anni). Si può dire che nella loro carriera gli EEls abbiano sempre alternato album più propriamente rock indie ad album acustici e intimisti. Il tutto mentre nel 2008 Mr.E pubblicava il suo libro molto acclamato Things the Grandchildren Should Know e fu protagonista del premiato documentario Parallel Worlds, Parallel Lives dedicato alla ricerca per comprendere il padre, fisico quantistico, Hugh Everett III, la cui figura fa parte del percorso tormentato del singolarissimo personaggio che è Mr.E.
Questo nuovo lavoro vorrebbe alternare dentro lo stesso contenitore pezzi acustici e minimali (Time, bello ma breve, e poco incisivo, la poetica We Won’t See Her Like Again, Lay with the Lambs, Songs You Know for Who, On the Bridge, And You Run, Haunted Hero) con pezzi indie come Goldy, pezzi Blues come Sweet Smile, o pop elettrici come I Can’t Believe it’s true, o la bellissima e sontuosa If I’m Gonna Go Anywhere, che tantissimo racconta dello stile Eels nei suoi momenti migliori. Ma con una netta prevalenza dei primi, se si aggiunge tra le ballad la orchestrata Let’s Be Lucky con cui si chiude il disco.
Un disco che è perfettamente, fino in fondo, un disco tipico degli Eels, con quella tipica caratteristica, che è loro marchio di fabbrica, di fare un rock mai rumoroso, mai eccessivo, mai gridato, nemmeno con gli strumenti, ma sempre leggero, semplice, facile, piacevole eppure non melenso e non pop.
Semmai troviamo qui un tono un po’ più solare e dolce del solito, come se Mr. E si sia lasciato alle spalle momenti tormentati come descritti in Deconstruction, Earth to Dora, Hombre Lobo, che però va detto hanno poi consentito la sua migliore espressione creativa e musicale, quasi come se Mark potesse esprimersi al meglio artisticamente parlando solo tramite la sofferenza interiore.
Questo disco è senz’altro leggiadro, assente di tortuosità e sofferenza, e lo si percepisce nota per nota, ma qui sta anche il suo unico difetto, quello cioè di scorrere all’ascolto troppo in fretta e senza particolarmente incidere.
Come sempre, per gli Eels, bisogna apprezzare i particolari e i dettagli per capire la loro unicità: sentite per esempio l’intro e lo strumentale di On the Bridge, un pezzo che sembra facile e cantato in forma quasi parlata.
Ma niente è mai banale per Mark, autentico e solo Tom Waits dei tempi nostri, che raccoglie la grande eredità del maestro, e la rinnova completamente, scegliendo di raccontare e raccontarsi sempre dai margini della strada, come il suo ispiratore, ma senza gli eccessi, i paradossi, l’esibizionismo del grande maestro.
Ne viene fuori un disco che scivola letteralmente sulle note semplici e pulite, e sulla voce di Everett che mai eccede. Ma la leggerezza non è mai superficialità, e questo potrebbe essere il motto musicale dello stile degli Eels.
https://www.eelstheband.com/
https://www.instagram.com/eelstheband/
https://www.facebook.com/THEEELS/
Spiritualità, jazz e Africa nell’ottimo “uNomkhubulwane” di Nduduzo Makhathini
In occasione dell’uscita del bel disco di Kenny Barron “Beyond This Place”, in riferimento ai pianisti jazz, scrissi: “Feci la...