Il titolo del nuovo disco dei Metric esprime perfettamente l’anima che pervade le undici tracce in scaletta: synth-pop-rock tra atmosfere ballabili e momenti più algidi.
A suo modo un lavoro classico, che ricalca fedelmente stili e stilemi che nell’ultimo decennio hanno raccolto proseliti in ogni parte del globo.
In casi del genere, quello che può permettere all’album di distinguersi nel flusso continuo di proposte simili, è la semplice qualità di scrittura, a questo giro mai meno che buona.
I temi portanti delle liriche in buona parte non sono esempio di leggerezza: Insonnia, spreco, guardare la gente morire negli altri paesi, mettere in discussione la polizia.
Da contraltare c’è l’irrefrenabile voglia di ballare, il sesso, riappropriarsi del proprio tempo e dei propri spazi.
Musicalmente siamo a metà del guado tra raffinatezze sintetiche e crudità rock, avvolti rinfrescanti brezze notturne, indispensabili per attraversare indenni i torridi pomeriggi estivi.
Un lavoro affascinante e in sostanza ben riuscito, soltanto un po’ troppo canonico per lasciare un segno indelebile nell’annata musicale che stiamo vivendo.
Comunque un buon modo per ravvivare le sere d’estate, quando tutto intorno a noi sembra rallentare a dismisura. Come ghiaccio in un bel bicchiere di tè freddo al limone.
Autore: Enrico Amendola