Al secolo Will Archer, con il suo nuovo pseudonimo Wilma il cantautore e musicista pubblica per etichetta Domino il suo primo disco, A Western Circular, che segue una serie di EP e album pubblicati sotto il nome Slime.
Per questo suo primo disco, che doveva essere esibito live dal Wilma Archer Group (una band messa appositamente insieme di 7 musicisti) al London’s Chat’s Palace il 10 giugno (COVID permettendo) Wilma si è circondato di tanti artisti e collaborazioni, tra cui MF DOOM, Samuel T. Herring dei Future Islands, Sudan Archives, e Laura Groves, tutti in particolare reclutati per dare voce alle sue composizioni. Si tratta in quasi tutti i casi di scambi di favori, perché per esempio Will Archer era apparso nell’album di debutto dei Sudan Archives (componendo il primo singolo, Confessions, e ha scritto ben sette canzoni per Nilüfer Yanya, oltre ad aver lavorato negli ultimi anni per Celeste, e per Jessie Ware. L’album di debutto in pratica vuole giungere a conclusione di questo denso periodo di collaborazioni messe in piedi dopo aver abbandonato lo pseudonimo Slime e il primo disco così pubblicato, a cui nel 2019 è seguito Burd, uscito come duo con Wilma Vritra .
Tutte queste ricche esperienze sono state messe a frutto in questo disco, dedicato alla riflessione di Archer sul suo personale vissuto di temi come vita, morte, amore, dolore e lealtà: in sostanza, una riflessione sulla inevitabile dualità della vita dell’uomo, con il tentativo di cercare la bellezza nel fango e la tristezza nello splendore.
Musicalmente, il disco riflette la varietà, e i gusti eclettici di quello che, in ultima analisi, Wilma Archer è: un produttore. Si va dal soul elettrico di Last Sniff, alla composizione orchestrale di Western Circular e Worse Off West, ai toni fusion di Scarecrow, al Jazz molto eighties di The Boon, che si avvale dell’inconfondibile vocalist dei Future Islands Samuel Herring, in una delle sue migliori e meno tradizionali prestazioni, al pop progressive di Cheater, uno dei pezzi più sorprendenti, fino a un duetto di sapore anni ’50 in Decades (con le voci di Herring e Laura Groves).
Questa baraonda di stili, sfumature, melodie, ispirazioni, costituisce nel disco un autentico luna park musicale, estremamente divertente e geniale, che fa ricordare per influenze dirette Robert Wyatt e Leonard Cohen, soprattutto nel finale con Decades e con il sax e piano così tremendamente classici di Ugly Feelings.
Inevitabile che finiscano per rimanere nella memoria dell’ascoltatore più i pezzi cantati che quelli strumentali, benché il disco sia diviso rigorosamente a metà fra essi. Ascoltare A Western Circular è una gioia del gusto, e della mente. C’è forse, in tutto questo eclettismo che a tratti sembra addirittura ostentato, poco cuore, ma il sapiente mix dei generi e soprattutto l’impostazione così classica fa perdonare anche questo piccolo difetto.
autore: Francesco Postiglione