Ci sono ancora parole per descrivere un live di quei matti dei Gogol Bordello? Probabilmente no, e un file word non renderebbe neanche un centesimo di quello che è stato il concerto all’Elysée Montmartre di Parigi, o quello di qualunque altro palco in giro per il mondo (stasera, per inciso, saranno a Milano). Bisognerebbe vederne il sudore (e respirare quello della sala), guardarli sul palco, osservare come Hutz si debba sedere ogni tanto lasciando il palco agli altri del gruppo per prendere respiro.
Un’ora e mezza senza fiato – nel vero senso della parola per loro, metaforicamente per il pubblico, ma neanche tanto metaforicamente -, in una delle storiche e caratteristiche sale parigine, proprio ai piedi della Butte du Sacre Coeur, commistione di borghese (Abbesses) e popolare (Pigalle, ma soprattutto Barbès), perfetta cartina di tornasole dell’etereogeneità del pubblico che si è affollato nella sala parigina.
Dalle orecchie elfiche, ai 60enni, dai ragazzini borchiati a due distinti signori parigini, i Gogol non scontentano nessuno e li caricano tranquillamente nel carrozzone gypsy punk che si trascinano appresso da quasi vent’anni – e che da un paio d’anni si è trasferito in direzione Brasile (dove Hutz vive) – ma dal 2005 arrivati al grande pubblico grazie l’album “Gypsy Punks: Underdog World Strike”. L’ultimo lavoro, pubblicato quest’anno è “Trans-Continental Hustle”, album che mantiene la stessa energia dei precedenti, con la commistione di suoni rock, punk e popolari che li ha resi un punto di riferimento della scena musicale internazionale, ma di quest’album si cominciano a sentire le tracce dopo un po’ dall’inizio del concerto, in cui la prima parte è dominata dai successi del passato, “Not a Crime” su tutti, capace di scatenare un’affollatissimo sottopalco. Una menzione speciale va senza dubbio al 50enne Sergey Ryabtsev, violinista del gruppo e mattatore sul palco assieme al leader, e agitato quasi più del nuovo arrivato ad allargare i confini etnici del gruppo, ovvero l’mc’s percussionista ecuadoregno Pedro Erazo, che ha raggiunto il gruppo per quest’ultimo album.
Una strada, quella dei Gogol che si sta aprendo, respira di più rispetto al Gypsy Punk – che qualche influenza lo abbia anche la nuova vita brasiliana? – e sul palco si sente, come si sente l’energia che viene da un Hutz solo sul palco o assieme al violino e alla fisarmonica per suonare “Sun on my side”, uno dei numerosissimi bis (diciamo più una seconda parte di concerto che dei veri e propri bis) di questi 90 minuti di energia pura.
Ok, dopo averli visti suonare ad Ariano Irpino senza alcuna puzza sotto al naso, ma come se fossero su un palco a NY, e averli visto comportarsi con il pubblico parigino ben lontani dal cliché delle grandi star, anzi sempre disponibili e pronti a ringraziare (e vedere Erazo issato sul suo tamburo tenuto in aria dal pubblico come un novello Beppe Grillo “canottato”) non possiamo che provare sempre maggiore affezione verso chi riesce a bestemmiare nelle più svariate lingue e soprattutto in napoletano e chi riesce a darsi tutto fino all’ultima goccia di sudore che gli rimane.
Insomma non c’è dubbio che il pubblico abbia apprezzato l’ucraino in moderna versione cristianico-tarantolato e chissà che fra qualche anno non si ritroverà a pogare sui ritmi della bossa in ricordo dei vecchi tempi. Ma siamo sicuri che sarebbe una bossa punk!
Autore: Francesco Raiola
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