I Thee More Shallows, trio californiano, giunti al secondo lavoro, dopo l’esordio “A history of sport fishing” del 2002, sempre targato Monotreme, fanno un indie-pop intelligente e mai ridondante. Il trio di San Francisco presenta dodici brani dal gusto agrodolce. Dietro apparenti melodie si celano malinconie molto profonde. Le canzoni sono spesso giocate sul filo di un lo-fi che rende i brani ancor più intensi e a volte tesi. In “More deep cuts” i californiani, infatti, partono proprio con l’elettronica minimale e vibrante di “Post-present”, per passare ai tocchi vellutati degli archi dell’emo-pop di “Post-present”. Si fanno più intensi nelle contraddizioni di “Freshman thesis” dove partono con lenti chiaroscuri per poi evolversi in un rock infiammato e martellante, l’unica volta in cui il trio decide di lasciar sfogare le proprie tensioni. Si lasciano andare ad una ballata che rievoca i Beatles in “Ave grave”, mentre “Ask me about Jon Stross” la ritmica lenta sorregge un cantato che ricorda il Neil Young più intimista, quando vogliono concentrasi esclusivamente sulle proprie malinconie ci propinano i tocchi vellutati bluesy di “Walk of shame”. Dopo i Low, i Thee More Shallows sono un altro gruppo che sta dando una nuova veste all’indie-pop.
Autore: Vittorio Lannutti