Mi ha fatto uno strano effetto vedere “sdoganato” Billy Bragg sulle pagine dei nostri quotidiani online. Certo, la cosa è accaduta in seguito al passaggio a miglior vita di Margaret Tatcher, personalità contro la quale si è sempre schierato il Nostro, noto attivista politico al fianco della (ai tempi) tanto martoriata working class inglese.
Anche in questo caso non ha fatto mancare al pubblico il proprio pensiero durante alcuni recenti concerti e la notizia ha avuto eco anche da queste parti. Mi avrebbe fatto più piacere leggere il suo nome esclusivamente in riferimento al suo lavoro di musicista, che in queste settimane ha dato alle stampe “Tooth & Nail”.
Messe da parte le influenze punk che ne hanno contraddistinto una buona parte di carriera, seppur unite ad un impianto prettamente folk, a questo giro siamo di fronte ad un classico disco che strizza l’occhio alla tradizione americana più che a quella albionica.
La differenza, come sempre, è fatta dalle tematiche affrontate nei testi. C’è la politica in primo piano anche se permeata da un accenno malinconico di rassegnazione, probabile retaggio di migliaia di battaglie combattute per i propri ideali.
Un disco livido, che si prende il proprio spazio senza prepotenza, che sa raccontare storie e sentimenti con estrema sincerità. Bragg è un artista da amare incondizionatamente, da qualunque parte della barricata ci si possa trovare. Un artista che, seppur in qualche modo piegato dall’età, ha ancora il coraggio di essere sincero ed incosciente come un ragazzino. La differenza, in questo caso, la fa quella sottile e non troppo rumorosa malinconia che ne accompagna le gesta.
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autore: Enrico Amendola