Parola D’ordine: Accelerare!
Si può realizzare uno degli album più belli della propria carriera dopo 28 anni di onorata attività? A quanto pare i R.E.M. ci sono riusciti con il loro nuovo Accelerate, in prossima uscita contemporanea mondiale. Convinti della forza dirompente del loro nuovo lavoro, hanno anche azzeccato decisamente la strategia promozionale (consuetudine per i fans club mondiali, ndr): presentarlo mediante un concerto unico per invitati esclusivi e di fronte alle telecamere di MTV che lo manderanno in onda il 27 marzo, in modo che la potenza live dei nuovi pezzi sia visibile e percepibile a tutti. In questo modo chi c’era può spargere la voce sull’ottima impressione che i tre di Athens hanno dato sul palco in quanto ad affiatamento, presa emotiva, ritmo, potenza sonora, e chi non c’era correrà di certo a comprarsi i biglietti per il succulento tour italiano di luglio che prevede ben cinque date (Verona, Milano, Codroipo, Perugia e il Neapolis Festival).
Un album politico, dice Michael Stipe in conferenza stampa, anche se, ovviamente i testi più espliciti sono riletti in chiave intimista secondo lo stile solito di uno dei più complessi song-writer di rock band; un album inciso in fretta (solo 9 settimane), veloce nella realizzazione quanto nella esecuzione: tutti i brani non durano più di 4 minuti e questo assicura una enorme presa live, e sembra quasi richiamare le atmosfere punkeggianti dei loro primi lavori. E in effetti la sensazione è che con Accelerate i R.E.M. abbiano voluto costruire un ponte fra i loro album degli anni ’80 (Document innanzitutto, ma anche l’esordio Murmur e Life Reach Pageant) e questo, saltando a piè pari la loro produzione anni ’90, più melodica, più da big hit, come per Green, Out of Time, Automatic for the People, ma soprattutto distanziandosi dagli ultimi non sempre convincenti risultati di Up, Reveal, Around the Sun. Con quest’ultimo in particolare i R.E.M. vogliono sottolineare le differenze: forse consapevoli della delusione di mercato e di critica, i tre puntualizzano che Accelerate va contemporaneamente indietro e oltre gli esperimenti elettronici e le atmosfere soffuse del precedente: e visti i risultati complessivi possiamo dire che è certamente un bene.
Ogni singola canzone di Accelerate ricorda da vicino i pezzi più ritmati, veloci e rockettari del repertorio R.E.M., da Orange Crush a It’s the End of the World, ma stavolta non arrivando a conciliare la base rock con la distorsione e il sintetizzatore come nei pur bellissimi Monster e New Adventures in HI-FI, piuttosto puntando direttamente sulla semplicità dei suoni di una chitarra elettrica (rigorosamente senza assoli, come puntualizza Peter Buck) accompagnata a volte da una seconda chitarra o da una base acustica. Suoni dunque alla R.E.M., verrebbe da dire, eppure rinnovati nella freschezza, con un’aria di novità che rende alcuni di questi pezzi meritevoli di essere comparati alle migliori e notissime hits.
E il live rende perfettamente l’idea: pur in fase ancora sperimentale e alla ricerca di ottimizzazione sonora, l’album scorre veloce e dinamico nell’esecuzione sul palco: Living Well e Man Sixed Wreath sono un ottimo biglietto da visita, seguite da Drive, classico immancabile a spezzare il ritmo, ma solo per un attimo, perché poi seguono Second Guessing, una stupenda Accelerate dai toni cupi e drammatici, la semi-inedita Animal del greatest hits, poi la bellissima Hollow Man, e poi ancora un pezzo vecchio, Electrolite, per ripartire con il nuovo: Houston e Supernatural Superserious, il nuovo dirompente singolo accolto con entusiasmo dal pubblico. E qui inizia la parte davvero calda del concerto: basta eseguire una hit dello stesso stile come la grande Bad Day, la nuova End of the World dei R.E.M. terzo millennio, per chiudere poi in bellezza con The Great Beyond, l’immancabile Losing My Religion (una concessione ai fan perché in fondo data l’atmosfera rock del concerto poteva anche non starci) e con la nuova, potentissima e bellissima I’m Gonna Dj, un sicuro pezzo di successo per il nuovo tour. Le canzoni del nuovo album sembrano nascere lì sul palco, tanto naturale è la loro collocazione rock e l’impatto che hanno sul pubblico: si ha l’impressione che tempo qualche mese i fan canteranno in coro le nuove esattamente come le vecchie e più famose canzoni. Di certo, non sfigurano affatto, tutt’altro.
I R.E.M. dall’energia rediviva (Stipe tra una pausa e l’altra scherza con il pubblico, si rivolge affettuosamente, racconta i suoi fatti privati, ci parla della suite che lo attende dopo la serata e del bicchiere di vino che ha qualcosa di strano, probabilmente un insetto, che vi galleggia dentro, ha il tempo per sistemare il nastro adesivo al microfono con la disinvoltura e la naturalezza con cui lo farebbe in sala prove, insomma sembra talmente a suo agio da quasi dimenticare che ha di fronte il pienone del Rolling Stone) chiudono con un bis di sicuro effetto: Imitation of Life, la nuova acustica Until the Day is Done, e una Man on the Moon immancabile, e anche infallibile, considerando l’estasi che lascia nel pubblico.
Tutti si aspettavano che il concerto sarebbe stato promozionale e quindi indirizzato soprattutto al nuovo album, perciò la delusione di non poter ascoltare molta roba vecchia era già messa in conto: ma quello che ha sorpreso invece è la facilità, la scorrevolezza con cui le nuove canzoni colpiscono l’ascolto, e sembrano insomma essere già dei “classici” (si pensi a una Hollow Man o a I’m Gonna Dj). Certo, l’album deve ancora reggere alla prova dell’ascolto prolungato. Ma quest’estate, di sicuro i R.E.M. regaleranno all’Italia un concerto rock tiratissimo, con poco spazio per le ballate acustiche a cui i tre di Athens ci hanno abituato, ma con un’energia e un ritmo che davvero è un portento per i tre ragazzoni ultra-quarantenni che sembrano, dopo Around the Sun, aver fatto una sana terapia da elettroshock. Chi aveva gridato alla fine soffusa dei R.E.M. dovrà ricredersi: ancora una volta i R.E.M. hanno dato una svolta, anzi un’accelerata, al loro passato.
Autore: Francesco Postiglione _ foto di Vera Casella
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