Quando stacchi la musica senti un vuoto viscerale che dà le vertigini. I martelli “confortanti” della lunga selezione, dal vivo e in vetrina (vedi copertina) del fondatore della Underground Resistance sono così: un progressivo treno di batterie finemente scelte, ispessite da bassline in alcuni casi morbidi in altri devastanti. Tra i nomi circolanti sui tre piatti-tavolo di lavoro di Mills, spiccano Oliver Ho, Alan Barratt, Aztec Mystic, il compaesano Danilo Vigorito. E chiaramente tanta farina del suo sacco: almeno il 30% dei pezzi in scaletta sono firmati da lui.
Droga sonora con cui fare amicizia durante fluenti sessioni di dancefloor clandestino. Non solo. L’impronta per antonomasia minimale di Detroit non è mai stata così…house. Cioè. House nel senso di “Warhouse”, quel miscellaneo inventum musicale che Frankie Knuckles ai primordi degli ottanta sottoponeva i suoi ascoltatori (al club “Warhouse”, appunto) sovrapponendo campioni disco a batterie elettroniche tiratissime e segnalandosi così per un’originalità spiazzante.
Mutatis mutandis Mills fa l’”esibizionista”, alla stregua di Knuckles – e come da titolo – mixando in ordine sparso: il Brasile con la serialità in 4/4 dei technival (operazione di cui “Bateria-Latin Impression Impressions UK Gold” di Victor Simonelli fornisce la prova più originale); i transistor eighties con i sordi cassoni della decade successiva. Poi estivi suoni latineggianti in salsa beat (“Respectall” di John Arnold), phuture phunk a mille all’ora (“More Over”). Funky, bossa, afro!
Operazione ardua descrivere in modo esauriente il vastissimo atlante campionato. Basta dire che i 70 minuti, complessivamente, suonano techno intelligente e calibrata.
E se le compilation di Roger Sanchez vi puzzano di marchetta perché in fondo c’è il computer ad assemblare i pezzi, qui si avverte in toto il calore del “bootleg”: il passaggio un po’ sporco, la sovrapposizione dei dischi con i toni ancora da modulare; la mano che si agita sul fader e sui canali, alzandoli e abbassandoli (“Long Summer Nights”). La puntina che salta. Addirittura il vinile frenato grossolanamente per farlo rientrare nel tempo (mixaggio tra la traccia 34 e 35). L’umanità è tutta sui tre piatti del “No1 Techno Dj in the world”.
Autore: Sandro Chetta