L’allegoria proposta dal comunicato stampa del disco, che parla di un verme della roccia che dopo la propria genesi fangosa e le lente mutazioni avvenute nei dischi passati assume ora le sembianze di un potente insetto corazzato, è decisamente adeguata all’idea che ci si fa ascoltando Quintale alla luce dei sempre ardenti, ma come fiamma sotto la cenere, lavori precedenti dei Bachi da Pietra.
Con quest’album l’insetto di Bruno Dorella (batteria; anche in Ronin ed OvO) e Giovanni Succi (chitarra ed ex Madrigali Magri) – che per la prima volta mettono la propria faccia sulla copertina di un disco dei Bachi – decide di uscire dalla zona d’ombra – la crepa del muro in cui aveva strisciato e tramato nei 4 dischi precedenti – e muoversi veloce e spavaldo, di giorno ed in campo aperto, seminando il panico; l’abituale scrittura blues sadica, spietata, allucinante, faulkneriana di Succi si abbina stavolta a musiche punk blues dalle pieghe persino metal – ‘Sangue‘, ‘Coleotteri‘, ‘Pensieri, Parole, Opere‘, tra Neurosis, Nebula ed Il Teatro degli Orrori, il cui ex Giulio Favero qui, infatti, incide su nastro e plasma i suoni – sempre dirette, frontali, mantenendo l’intensità noir del precedente Quarzo (2010) ma con un impatto molto aumentato – pensiamo a ‘Paolo il Tarlo‘, o ad ‘Haiti‘ e ‘Mari Lontani‘: tutte narrazioni da incubo stile E.A.Poe – riservando ad una manciata di episodi rallentati – lo strabiliante singolo intitolato ‘Fessura‘, che deve qualcosina persino all’hip-hop, e poi ‘Enigma’, che ricorda la Blues Explosion – la continuità maggiore col passato più cantautorale.
Fa spesso capolino l’ombra ispiratrice di Tom Waits dai solchi di Quintale, quello mentalmente disturbato, ossessionato dalla Bibbia, di Mule Variations (1999), mentre vanno citati i contributi corsari del sassofonista folle Arrington de Dionysio (Old Time Relijun) in ‘Enigma‘, ‘Paolo il Tarlo’ e nell’inedito squarcio jazz psichedelico intitolato ‘Ma anche No‘, e come anticipavamo di Giulio Favero alla chitarra in ‘Fessura’ ed ai cori, mentre un altro aspetto che merita di essere sottolineato è l’ampia gamma di riferimenti narrativi, espressivi ed iconici di carattere sacro, che le canzoni dei Bachi da Pietra utilizzano a piene mani e sempre di più: non certo, attenzione, un aperto e delicato invito all’elevazione spirituale o cose del genere, piuttosto la rappresentazione di un Mondo attuale in preda alla confusione ed alla superstizione, una sorta di medioevo moderno e fatalista in cui troneggia un Dio vendicativo, distratto e dalla volontà assolutamente ininterpretabile, ed ecco che gli insetti di cui così spesso canta Succi si rivelano – ad esempio in ‘Dio del Suolo’ – finalmente sotto una luce nuova: la rappresentazione metaforica di un’umanità miserabile, al contempo predatrice di qualcuno e preda di qualcun altro, che striscia, cigola, sbava e non conosce la pietà, e che può essere schiacciata da un piede in un solo attimo, e il discorso è chiuso. Ecco sotto tale luce superstiziosa dunque il sermone gotico intitolato ‘Fessura’, il suggestivo coro sacerdotale in ‘Mari Lontani’, l’attacco al fanatismo di ‘Io lo Vuole’, l’eretica ‘Pensieri, Parole, Opere’, la confessione dei propri peccati in ‘Paolo il Tarlo’ e l’uomo che si autoproclama Dio in ‘Dio del Suolo’.
I tamburi marziali di Dorella e la chitarra elettrica di Succi dal suono ruvido e pastoso – straordinariamente grezzo e saturo il suono in ‘Haiti‘ – prodotto in analogico su nastro tagliato a mano da Favero, si abbinano alla voce bassa ed inquietante di Succi stesso, che nei concerti nei locali piccoli e bui crea un’atmosfera terrorizzante, senza mezzi termini. Quintale però non è necessariamente disco per un pubblico ristretto, poiché la rivoluzione dei Bachi da Pietra si risolve in definitiva in una maggiore fruibilità, malgrado la durezza dei temi e dei suoni.
Bonus track acustica registrata in mono, in coda al disco, intitolata ‘Baratto‘, in cui con ironia i Bachi invitano i loro ascoltatori a comprarli, i dischi, per sostenerle il lavoro, o a partecipare almeno ad una loro proposta di baratto molto originale, contattandoli via mail.
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autore: Fausto Turi