Di Jason Reitman con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman
Non si può avere tutto nella vita. La libertà, per dirla con Lindo Ferretti pre-anacoreta, “impone dei doveri”. Se n’è accorto, dopo un’ora mezza di film, anche Ryan, il personaggio che interpreta quel piacione al cubo di George Clooney. Eh sì: Mandrake libero come il vento era il suo credo, poi però lui, tagliatore di teste tra i più bravi, se è lecito spendere questo aggettivo, si ritrova a fare i conti con la solitudine. Oggi si direbbe singlitudine. Dopo le ottime prove di Thank you for smoking e Juno, Reitman porta a casa un altro discreto film.
Gioca ad innervosire i suoi spettatori. Poi a rincuorarli, infine a gettargli acqua gelata con una buona dose di cinismo, che poi stempera immancabilmente nel sentimentalmente corretto (l’uomo che non deve chiedere mai alla fine è un romanticone). Lungometraggio retto da un buon ritmo di montaggio e da attori capaci – interessante la prova della spalla di Clooney, la giovane Anna Kendrik -, scrittura che bada al sodo: se fosse un social network sarebbe Twitter. Se l’avete perso cercatelo Lo troverete senza difficoltà, è perfetto per i cineforum nelle arene estive oppure, in second’ordine, ottimo per una fantastica serata a blockbuster, pizza che-la-domenica-gli-viene-sempre-una-chiavica e numero tre birre peroni che puzzano di fritto.
Autore: Alessandro Chetta