Beat pop, da Seattle! Passa il tempo ma non le mode? E il pop, inteso come insieme di celestiali melodie, si può abbassare a tale funzione? Se intere generazioni hanno osservato i propri sentimenti da questo colorato caleidoscopio e da esso han tirato fuori le proprie emozioni, musicato i propri sogni ed in pratica realizzato la loro cultura, allora, indubbiamente, il pop è qualcosa di molto più ampio di un fenomeno di costume. E mi scusino i Dutch Elms se approfitto di loro per questa breve quanto banalissima, retorica ed inconcludente digressione ma è che ancora mi stupisco ad osservare qualcosa che da circa quarant’anni, pur sempre cangiante nella forma riesce ad essere sempre uguale a sé stesso e senza mai svilirsi nella sostanza. Potevano essere i New Pornographers a suggerirmela (e forse successe a suo tempo) che, conosciuti più per la bella Neko Case, rivivono qui in ”Cleopatra” o le tastiere ovattate di “Knickers in a Twist”, brano che che non dispiacerebbe agli amanti degli Stereolab. Potevano essere i coretti uuh-la-la-la di “Doctoral Dissipation” o il caldo sole californiano di “Yesterday’s Coffee”, coppia Kinks/Beach Boys in odore di acido, a suggerirmela. E mentre dai mille riverberi di “Amelia Airheart” scorgiamo le ultime rifrazioni psychedeliche, proprio in quell’attimo prima in cui le chitarre si irrobustiscono e diventano definitivamente garage, una vocina da dentro urla ‘..basta dischi così, basta …ma ancora uno soltanto…ancora uno..”.
Autore: A.Giulio Magliulo