Lodevole iniziativa congiunta del Mei (Meeting Etichette Indipendenti) e del Premio Tenco, questa proposta discografica dell’etichetta AlaBianca, distribuita dalla Warner, ci offre una succulenta raccolta di giovani cantautori italiani indipendenti, molto spesso appena agli esordi, e rappresenta anche l’occasione per gettare uno sguardo su un intero fenomeno: appunto, quello cantautorale indipendente, italiano, di questi anni.
Dici cantautore, e inevitabilmente pensi ai grandi, e quasi sempre seriosi, degli anni 70, che pungolavano la società, denunciavano ingiustizie, diventavano guide per i giovani e stimolavano il dibattito culturale e sociale, malgrado mediamente sapessero appena strimpellare la chitarra o poco più, e talvolta aderivano con l’accetta alla linea politica di un partito, e si presentavano sul palco piuttosto statici e goffi, se non addirittura seduti su una seggiola, in un ambiente artistico inoltre all’epoca quasi totalmente maschile.
Oggi la figura del cantautore è profondamente cambiata, e i 36 artisti, qui presentati in due CD, molto spesso seguono il modello di cantautore totale ad esempio di Bjork, o di Beck, capaci di suonare tanti strumenti e di arrangiare, di muoversi tra vari generi e dare peso non solo ai testi ma anche alle musiche, con il ricorso talvolta all’elettronica.
Eppure va detto che molti di questi giovani cantautori manifestano in ogni caso profondi legami con la tradizione cantautorale italiana dell’epoca d’oro, sia per la procedura di scrittura, sia addirittura per lo stile vocale: Ivano Fossati, Vasco Rossi, Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Enrico Ruggeri e Francesco De Gregori inevitabilmente i più citati anche in quest’album.
Validissima la presenza femminile, con Beatrice Antolini che canta in inglese con la solita intensità e la perfetta messa a fuoco al pianoforte, Erica Mou, la classicità jazz di Patrizia Laquidara, poi Roberta Di Lorenzo con una splendida ‘Luce del Faro’, Giua, Denise con la sua ‘Ageless’ – che significa “senza età”, proprio come è la sua voce – le sensazionali sarde Andhira, che stracciano tutti con un brano progressive imperdibile, e Petrina, Roberta Carrieri con la hit assoluta ‘Il Valzer dei Tre Giorni’ , la tenebrosa Simona Gretchen, e Bastian Contrario, infine Giorgia Del Mese.
Poi una rappresentanza dialettale ridotta ma mica male, con Mannarino e le già citate Andhira, e inevitabilmente tantissimo indie pop, specialmente acustico e su temi sentimentali, per voce e chitarra o voce e pianoforte, con Amor Fou, presenti con la strana ‘Il Ticinese’ molto in stile Baustelle, Piji, Alessandro Orlando Graziano, Dente che ci regala una ‘Sogno’ davvero dolcissima, Jang Senato, Zibba e Almalibre che collochiamo tra le rivelazioni con ‘Aria di Levante’, Matteo Castellano, Granturismo, e Alessio Lega, e se l’impegno politico e sociale dei testi delle canzoni di questi nuovi cantautori è ridotto davvero ai minimi termini (giusto Dino Fumaretto, Giorgia Del Mese e Nobraino toccano di striscio temi più amari e concreti) trionfano invece testi e/o musiche surreali e freak, che dimostrano lo straniamento dei giovani – e dei giovani artisti – di oggi, nel decifrare la realtà che li circonda: bravi come sempre in proposito i Mariposa con ‘Sanremo’, poi ci sono Cordepazze che fanno folk acustico tipo Bandabardò, Giuseppe Righini con una bella ‘E mio Padre se ne Vola Via’, Maler con la bizzarra ‘Salamandra’, Paolo Simoni, Giancarlo Frigeri col suo ‘Funerale delle Parole’, Ettore Giuradei, Banda Elastica Pellizza che nello stile citano Paolo Conte, l’indecifrabile pessimismo di Dino Fumaretto, Farabutto, e Giovanni Block con ‘Song for Pagnotta’, dolceamara canzone ambientata sull’isola di Procida, vicino Napoli. Samuel Katarro infine canta in inglese la sua ‘I was the Musonador’, e c’è Brunori sas con ‘Una Domenica Notte’, non tra le sue cose migliori.
Autore: Fausto Turi