Difficilmente mi lascio entusiasmare dai prodotti musicali provenienti dall’Inghilterra, perché quasi la maggior parte di quegli artisti vive il complesso di inferiorità verso i Beatles e quindi quasi tutti tentano di emularli risultando alla fine uno scimmiottamento, se non abbruttire il messaggio di Lennon & soci. Quando poi non si rifanno ai fab four allora riciclano il post punk dei primi anni ’80, ma anche in quel caso preferisco di gran lunga gli originali e dopo i Black Moses ed i Black Lips nella mia teca non è entrato nessun altro artista della terra d’Albione.
A riportare un po’ di aria inglese tra i miei cd ci pensano questi quattro ragazzi nati lo scorso anno dalle ceneri degli HPR. Nonostante anche questi piccoli faraoni inglesi non riescano ad emanciparsi del tutto dai fantasmi del passato, che in questo caso sono i Police, la formula proposta è accattivante ed azzeccata dato che il pop proposto si coniuga molto bene con chitarre spesso taglienti o schematiche, tanto da far pensare ad un pop-math che sfocia in un rock vicino alle sonorità degli At-the Drive In. In questo album propongono sette brani nei quali riescono efficacemente a bilanciare aggressività e melodie. Teniamoli d’occhio.
Autore: Vittorio Lannutti