Subito esclusi dopo le prime selezioni i fim di Almodovar e Tornatore
Finisce qui la corsa di Pedro Almodovar e del nostrano Giuseppe Tornatore agli Oscar. I due registi non son degni di rappresentare il meglio della filmografia straniera secondo l’Academy.
Gioisce, invece e ancora per una volta, Michael Haneke che con il suo “Nastro Bianco” promette di fare en plein.
Si accodano a lui, il francese Jacques Audiard, già candidato con ben 13 statuette ai Cesars con il suo Un prophete; l’israeliano Ajami, diretto da Scandar Copti e Yaron Shani; l’australiano Samson and Delilah, di Warwick Thornton, che a Cannes 2009 ha vinto la Camera d’Or; il peruviano Il canto di Paloma, di Claudia Llosa, già Orso d’Oro al Festival di Berlino 2009; l’argentino El secreto de sus ojos, di Juan Jose Campanella, che all’ultima edizione dei Premi Goya ha ottenuto ben nove nomination; il bulgaro The World is Big and Salvation Lurks around the Corner, di Stephan Komandarev; il kazako Kelin di Ermek Tursunov; l’olandese Winter in Wartime di Martin Koolhoven.
E’ dal 1999 (Oscar a Benigni per “La dolce vita”) che l’Italia tenta, invano, di conquistare l’ambita statuetta. Prima di Tornatore (oltre che con Baaria, il cineasta siciliano si è candidato nel 2006 con L’uomo delle stelle e nel 2008 con lo straordinario La sconosciuta), ci hanno provato Giuseppe Piccioni con Fuori dal mondo, Marco Tullio Giordana con I cento passi, Nanni Moretti con La stanza del figlio, Roberto Benigni con Pinocchio, Gabriele Salvatores con Io non ho paura, Gianni Amelio con Le chiavi di casa, Cristina Comencini con La bestia nel cuore, Emanuele Crialese con Nuovomondo e, lo scorso anno, Matteo Garrone con Gomorra
Autore: Michela Aprea