Un cero a Nick Drake ogni volta che un cantautore imbraccia una chitarra e decide che da quel momento in poi sarà un folksinger. In un mondo perfetto funzionerebbe così, in un mondo migliore di questo dovrebbe scattare un’ indulgenza musicale ogni volta che la buon’anima di Drake aleggia tra le note e le ispirazioni di un novello menestrello folk. In realtà poi, nel caso di Yorkston, non siamo assolutamente di fronte ad un esordiente, anzi, alcuni dei suoi lavori precedenti (Moving up country e Just Beyond the River) sono considerati piccoli capolavori del cantautorato folk recente, e considerate le cordinate sonore presenti, anche questa sua ultima fatica non si discosta molto dalle linee guida della sua produzione.
I was a cat from a book è un album ricco e variopinto, che poggia le sue solide basi sul classico folk anglosassone, ma che non disdegna delle ispiratissime incursioni nel jazz, nella canzone d’autore e persino nel rock-pop elettrificato.
Contaminazione certo, ma una purezza di suoni e intenzioni pervade il tutto sin dalla prima, bellissima “Catch”, dove ai dolci arpeggi di una chitarra acustica si affiancano il violino di Emma Smith e la perfetta batteria di Luke Flowers dei The Cinematic Orchestra.
Atmosfere simili si respirano a pieni polmoni nella dolce “Kath with Rhodes”, con Yorkston accompagnato dalla bella voce della cantautrice Kathryn Williams, e in “This line Says”, ballata malinconica che grazie all’uso perfetto ed equilibrato di voce e chitarra, arricchiti da deliziosi archi sparsi qui e là, trasuda dolore da ogni nota.
Una maggiore ricchezza di elementi compositivi e variazioni sonore – grazie soprattutto al piano di John Ellis – si notano nella sussurrata “A short blues” e in “Sometimes the act of giving love”, morbida ballata che profuma di John Martyn in ogni dove.
Ma come ci ha insegnato IL menestrello per antonomasia (e mi sembra superfluo anche solo scrivere il suo nome!), non si può vivere una vita (musicale)intera sempre con la spina staccata, e allora anche il nostro folksinger scozzese si concede una scossa sussultoria, elettrificando il suo abituale approccio intimo e confidenziale con due episodi, “Border song” e “I can take all this”, che regalano un’energia e un’ urgenza rock che ricorda molto da vicino le sonorità combat-folk dei più famosi Mumford&Sons.
In definitiva “I was a cat from a book” è un album ben scritto, con una personalità spiccata, brillante in molti dei suoi episodi e rispettoso di quelle atmosfere crepuscolari ed emozionali tipiche di un certo cantautorato. Yorkston non è un fuoriclasse certo, ma è un onestissimo artigiano, capace di realizzare piccole meraviglie, che probabilmente non resteranno eterne come quelle di Drake, ma che hanno la forza di andare oltre un consumo fulmineo e superficiale che non renderebbe giustizia ad un autore dotato di un’espressività intensa e mai banale.