Secondo capitolo della collaborazione tra Maynard Keenan, vocalist dei TOOL, e Billy Howerdel, tecnico del suono tra gli altri degli stessi TOOL e degli SMASHING PUMPKINS, Thirteenth Step esce quasi inatteso dopo 3 anni di silenzio, che alcuni cominciavano ad interpretare come preludio di un epilogo, e si pone, molto più di quanto accadde per “Mer De Noms”, quale inconfutabile prova di enorme talento dei A Perfect Circle. La band si propone con una diversa line up: James Iha (Smashing Pumpkins) alla chitarra e Jeordie White (Marylin Manson tra gli altri) al basso, entrambi vecchie conoscenze del rock, la cui influenza è percepibile non nella composizione, che anche per questo lavoro è firmata Howerdel/Keenan, ma nella maggiore compattezza sonora dell’album, soprattutto per ciò che riguarda le linee melodiche del basso, che risultano essere pilastri fondamentali su cui poggiano tutte le strutture dei brani.
Queste dodici tracce viaggiano a ritmo lento e ci conducono in atmosfere cupe e suadenti che si fa fatica ad abbandonare, fino a fondersi in alcuni casi nel sound malato di “Lateralus”.
Abbandonata la foga rabbiosa di Judith o di The Hollow (cfr. Mer de Noms) Thirteenth Step è un lavoro più riflessivo ed intenso che richiede a chi lo ascolti di lasciarsi andare senza fretta nei 7 minuti di The Package, traccia d’apertura, nella catatonica The Noose, fino ad arrivare a A Stranger e Pet, quelle che beneficiano maggiormente dell’influenza Tool. Maynard si riconferma una delle migliori voci nel panorama rock mondiale, fondendo perfettamente studiati tecnicismi a struggenti interpretazioni in uno stile metrico, persino nelle backing vocals, che ormai lo rende immediatamente riconoscibile anche all’ascoltatore meno attento. Punto di forza di questo lavoro è sicuramente la produzione, l’uso di un’effettistica mai sbavata, che non corre in ausilio di errori ed imprecisioni, come spesso accade, ma che è solo un mezzo discreto per raccontare un’atmosfera, un adeguato sottofondo a storie narrate con frasi ermetiche e molto personali. I testi infatti sono una continua metafora, discutono di demoni da cui non si riesce più a fuggire via, come in Weak and Powerless, traccia scelta da Maynard come primo singolo del cd e tra l’altro unica “canzone breve” (dura circa 3 minuti) a risultare incisiva, talmente incisiva che la sensazione è quella di attendere un’altra strofa che non arriverà mai, fino ad arrivare all’ermetismo estremo di Vanishing “…Disappear Disappear Higher Higher Into the air Slowly disappear No, no longer here…”. Sicuramente uno dei migliori lavori rock di quest’ultimo anno Thirteen Step, apprezzabile anche da chi, pur non essendo propriamente un appassionato del genere, sia pronto a riconoscere che in questo cd si è avuto cura di molte cose, si è avuto cura di ogni singola melodia e di ogni singolo suono. E’ proprio per questo che forse sarebbe il caso di finire di considerare i APC come “il progetto parallelo di…” per godersi interamente le emozioni che questo full lenght emana.
Autore: Renata De Luca