C’era una volta un bambino che al posto dei denti aveva il ferro, il ferro era la sua faccia, e tutto ciò lo rendeva un bambino infelice, perché dolci non ne poteva mangiare, era suo padre ad averglielo vietato, suo padre che faceva il dentista e un giorno di Halloween bruciò tutti quei dolcetti che felicemente aveva raccattato in giro… Altro che scherzetto!
Ecco, se vogliamo trovare una ragione all’eccentrico comportamento dell’eccentricissimo Willie Wonka (dotato di super-occhiali e guanti di gomma scricchiolante), il buon Tim ci consiglia di andare a rovistare, scontatamente, nel suo passato. Suo padre lo terrorizzava proibendogli di mangiare dolci ed ecco così che da grande lui farà proprio tutto il contrario di quello che gli diceva il paterno genitore: se ne andrà via di casa e produrrà dolci, e dei più buoni, e chi se ne importa se la sua vita è un po’ strana, d’altronde la stessa cosa si può dire del mondo là fuori no?
Là fuori dove c’è un’altra casa, una casa tutta storta, che s’attorciglia sotto la neve, una casa dove vive un altro bambino, povero ahimè, una casa minuscola eppure ci vivono in tanti: doppia coppia di nonni, sereni gli uni brontoloni gli altri, e poi i genitori del bambino in questione, figlio unico, eh sì.
E cosa c’entra con l’altro bambino, l’eccentrico Willie di cui sopra, questo piccolo Charlie qui?
C’entra, ché Willie Wonka è il padrone della più grande fabbrica di dolci, anzi di cioccolato, della città, fabbrica in cui lavorava uno dei nonni, fabbrica divenuta misteriosa e strana dove non si sa più chi ci lavora adesso; Charlie ama il cioccolato Wonka, e ammira Willie, e vorrebbe tanto vedere cosa c’è in quella fabbrica lì.
Fortunatamente un giorno lo strano Wonka indice un concorso che solo cinque bambini (e relativi accompagnatori) potranno entrare in quella fabbrica lì, e vedere cosa c’è dentro, Charlie sarà uno dei cinque fortunati, pura fortuna la sua, mica calcolo o ricchezza come per gli altri vincitori… ma cosa c’è sotto?
I bambini (-1) che ci presenta il grande sognatore Burton (dark sempre e comunque nei secoli dei secoli, anche nei dolci colori di un Big Fish) viene naturale odiarli, sono dei mostri (e non di quelli simpatici): un grassone bulimico che mangia non per gusto e nemmeno per fame, una viziata e capricciosa riccastra che viene sempre accontentata, un’insopportabile maschiaccio che ambisce a essere la prima in ogni circostanza, un odioso saputello teledipendente che passa tutto il suo tempo davanti a videogiochi violenti. La loro mostruosità verrà molto bene alla luce all’uscita della fabbrica, dopo la “cura” Wonka: l’unico a salvarsi sarà il povero e dolce Charlie, e in tutti i sensi.
Tim Burton ritorna alla grande con questa specie di musical, se vogliamo definirlo così, un musical che di colori sembra talvolta averne ancor di più del bello e commovente Big Fish (di cui viene ripreso anche il tema della famiglia), ma colori affogati in un’ottima e abbondante salsa horror però: basta vedere le orribili “morti” a cui vanno incontro le quattro pesti (con degli scoiattoli veri – o “topi sotto anfetamina”, come li ha definiti lo stesso Burton – da antologia), ma anche certi disturbanti particolari della visita guidata (quella mucca frustata…) e l’introduzione – con tanto di marionette che si sciolgono nel fuoco – a questa sorta di tunnel degli orrori… Senza dimenticare il Wonka bambino (ostrica?) con mostruoso apparecchio ai denti di cui si parla più su, e gli inquietanti – ma simpaticissimi – Oompa Loompa (anche nuotatori sincronizzati!) a cui dà voce (purtroppo andata perduta nel doppiaggio italiano) e musica il magico Danny Elfman.
In conclusione un ottimo film per bambini (e relativi accompagnatori), ma trattandosi di Tim Burton poteva mai essere altrimenti?
Certo sarebbe stato ancora più bello se si fosse spinto di più sull’horror, ma va benissimo anche così.
Gustose le (ormai immancabili) citazioni da 2001 Odissea nello spazio, Pulp Fiction e La famiglia Addams.
Autore: Lucio Carbonelli luciocarbonelli@gmail.com