La musica è una moda. Quella italiana anche, ma di quelle brutte, iper-passeggere. Guardiamoci in faccia: anche se il vostro gruppo preferito ha deciso di non firmare con una major e continuare il tour in un furgone arrugginito con gli ammortizzatori a pezzi, il suo frontman vi ha offerto la vodka dal palco o si è fermato a parlare una decina di minuti con voi, dopo il sessantacinquesimo concerto in un anno nel vostro paesino della “provincia di”, state certi che passerà. Anche se vi siete aperti la Postepay appositamente per pagarvi l’iscrizione al suo “Official Fan Club”, le vostre urla non lo renderanno “Out of time”.
Prima o poi neanche voi ve lo filerete più. E a poco varranno le re-union, i re-vival, i re-qualsiasi cosa vi venga in mente. Stop, finito, ci sarà qualcuno che prenderà il loro posto, o magari non lo prenderà, ma che importa? Le eccezioni a questa regola si contano sulle dita di una mano: c’è gente, nella penisola, che è riuscita a fare musica senza sputtanarsi ormai da anni. Uno di questi è Umberto Palazzo.
Umberto Palazzo è il rumore di fondo della musica “indipendente” (per quanto ancora significhi qualcosa) in Italia. Palazzo c’era e ci sarà, punto. Il Santo Niente non è la band che vi viene a suonare sotto casa un mercoledì si e l’altro pure, non è il gruppo rock-stoner che si contamina di elettronica per recuperare quella manciata di fan in più. Il Santo Niente è una band che suona, fa begli album, rompe gli schemi. E che abbia la metà della metà delle visualizzazioni sul tubo di un qualsiasi Vasco Brondi, ci interessa davvero poco.
Dritti al punto: Mare Tranquillitatis è un grande album. Un album che non ti aspetti di sentire, alla fine di un anno che non ti ha colpito poi così tanto (Morte a Credito a parte). Un album che, di punto in bianco, ti da speranza. Inutile procedere con il track by track, così come è inutile consigliare di tuffarsi alla cieca nell’open track, Cristo nel cemento. Mare Tranquillitatis deve essere ascoltato, decine e decine di volte. E se non si gradisce l’easy rock de Le ragazze italiane, sicuramente si apprezzerà la perla dell’album: Maria Callas (che muore per i vostri peccati) o le inquiete atmosfere di “Primo Sangue”.
Premete play e provate a restare impassibili. Se ci riuscite, sarete pronti per Guantanamo Bay o vincere il World Series of Poker.
Autore: A. Alfredo ‘Alph’ Capuano