Per tutti coloro che han fatto proprio il facile assunto dalla prospettiva sbagliata che se i Tame Impala ci lasciano a secco di chitarre elettriche allora ciao ciao psichedelia, un buon modo per comprendere l’evoluzione della band australiana potrebbe essere quello di ascoltare la sua breve discografia proprio partendo da questo ultimo Currents e forse il cambiamento sembrerà meno radicale e più accettabile.
Se gruppi come Hot Chip, M83 e MGMT con i loro synth hanno dimostrato più di una volta di aver ragione in ambito alt-pop, dov’è il problema se la formazione di Kevin Parker utilizza suoni sintetici, elettronici, phaserizzati e reiterati?
II male riescono a scorgerlo solo coloro che non hanno mai colto la natura magnificamente pop dei Tame Impala, dreamy e psych quanto si vuole, ma pur sempre pop.
L’elettricità lisergica che tanto ci aveva esaltati in passato, la nostalgia per i ‘viaggioni’ colorati, ora sarà sostituita dal beat immediato di Let It Happen, dalla riesumazione post-moderna degli Steely Dan in The Moment, dal romanticismo barocco di Yes I’m Changing, dal basso avvolgente e sinuoso che si fa strada in quella colata di miele che è The Less I Know The Better, dalle tastiere malinconiche e decadenti di Past Life.
Ma vi sembra davvero tanto diversa la gioiosa energia freakedelica portata da un brano come Disciples rispetto alle prove passate?
Ecco, magari una ‘Cause I’m A Man forse non ci sarebbe stata, ma la già citata Yes ‘Im Changing vorrà pur dirci qualcosa?
In conclusione questo cambio d’abito non ha cambiato la natura degli uomini che li indossano e Currents è stato l’album tormentone dell’estate 2015, almeno della mia.
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autore: A. Giulio Magliulo