Ruthless Sperm è una vera centrifuga di influenze e sonorità. Un calderone dentro il quale il trio comasco mescola al meglio post-punk, atmosfere psych-rock, elementi gotici, il punk più classico, approcci noise, effetti kraut e anche qualche riff post-rock. Ciò che colpisce, però, è la capacità di raggiungere sempre un ottimo equilibrio sonoro, di calibrare alla perfezione queste influenze rumorose, eludendo il pericolo di suonare troppo disordinati, piuttosto che eccessivamente aggressivi o confusionari.
Questo ordine compositivo emerge già dalla prima traccia, Death Climb, dove sulla ritmica più che mai pesante si inserisce prima un cantato disperato e poi una chitarra graffiante alla Steve Jones, calibrando perfettamente i crescendo di intensità. Le atmosfere infernali proseguono allo stesso modo in Spit Dirt, brano da otto minuti, che si evolve in un viaggio garage-psichedelico con protagoniste chitarre e tastiere tipicamente noise, sulla solita ritmica serrata.
Nello stesso calderone che è Ruthless Sperm troviamo anche riferimenti a molte band del passato come Velvet Undergound o Pixies, passando per i Bauhaus e gli Swans. In Red Earth, ad esempio, tutto sembra richiamare i Joy Division: il lamento del cantato in un soliloquio confidenziale, sotto il quale un riff di basso tetro e malinconico fa da base a effetti di tastiera tipici dello psych rock e diversi interventi di chitarra, sempre innestati al meglio. In The Path, invece, una chitarra che sembra uscita da un disco punk di fine anni settanta accompagna l’irriverenza del cantante, richiamando molto lo stile dei Ramones, salvo poi interrompersi per lasciare spazio a un’atmosfera post rock di effetti stranianti.
Il risultato di queste influenze, dunque, è un garage-rock con nette influenze post-rock, che lascia spesso spazio alla psichedelia. Un sound aggressivo e raffinato, dunque, decisamente atipico per la scena nostrana. Non è un caso, infatti, che il disco esca per la celebre etichetta a stelle e strisce Sub Pop. Un album d’esordio niente male per gli His Electro Blue Voice.
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autore: Simone Pilotti