Vent’anni dopo la mitica trilogia degli zombie Romero torna a cimentarsi col genere da lui stesso inventato. E lo fa egregiamente. La terra dei morti viventi non ha niente a che spartire con la maggior parte degli horror usciti negli ultimi anni, proponendo tematiche socio-politiche che vanno ben oltre il semplice “far paura”. Come ha ben illustrato lo stesso Romero: “La terra dei morti viventi si svolge in un mondo devastato. La gente cerca di vivere normalmente e commette l’errore fatale di ignorare il terrorismo e gli altri problemi sociali solo perché sono al di là della porta di casa. Questa è l’idea centrale del film”. Gli zombie, ormai padroni della quasi totalità del mondo, hanno cominciato ad organizzarsi, raggiungendo anche una forma di rudimentale linguaggio, e minacciano da molto vicino Fiddler’s Green, l’unica oasi di civiltà rimasta intatta. Come nei passati episodi della saga i protagonisti (tra cui un’inutile Asia Argento: davvero non si capisce cosa ci trovino molti registi) non devono tanto combattere contro i non morti, quanto piuttosto contro i vivi (guidati dal solito grande Denis Hopper), capaci di speculare anche in un mondo ormai alla deriva. Di ottima fattura anche la fotografia, i costumi e la colonna sonora.
Autore: Michele Lo Presti