A distanza di un anno dall’ottimo omonimo disco d’esordio (recensione qui), gli australiani Doe St tornano con un nuovo album per confermare quanto di buono promesso con il disco precedente. Le differenze sonore sono quasi impercettibili, sebbene il quartetto di Rye abbia deciso di presentare otto nuove canzoni decisamente più elettriche e veloci rispetto a quelle pubblicate in precedenza e che servono a tenere alta la tensione dal primo all’ultimo minuto del disco.
Sebbene si scosti un po’ dall’asse Feelies/Pavement più marcato nel disco d’esordio, “Stepping Stones” mantiene un deciso tratto melodico che stempera le asprezze musicali e che viene in alcune parti sublimato quando la chitarrista ritmica Sharni Paris raddoppia le parti vocali di pertinenza di Tom Duell, anche se questo avviene in poche occasioni.
Il disco, che omaggia in copertina gli Slint di “Spideland”, ha una doppia chiave di lettura che viene messa in evidenza dai testi che raccontano storie di battaglie da affrontare e vincere, rapporti interpersonali che non sempre funzionano a dovere, ed un senso di rispetto ed appartenenza dei luoghi in cui sono cresciuti e vivono. Ma la chiave di lettura principale che andrebbe fatta di questo disco è essenzialmente politica, sebbene tratti temi più locali che globali. E lo fa partendo dalla dichiarazione incisa al centro delle foto del quartetto nella inner sleeve che contiene anche i testi e che recita: “Questo (disco) è stato registrato nel paese di Wurunjeri Woi Wurrung, rendiamo omaggio agli anziani passati, presenti e futuri. La sovranità non è mai stata ceduta, questa è e sarà sempre terra aborigena”.
I Wurundjeri conosciuti come il “popolo della gomma da manna”, sono i discendenti delle tribù aborigene che popolavano il Victoria. Prima dell’invasione, esistevano diversi clan di lingua Woiwurrung che confinavano tra loro. Oggi, le persone che discendono dal clan Wurundjeri willam del gruppo linguistico Woiwurrung si definiscono Wurundjeri Woiwurrung. A loro è dedicato in particolare il brano “Wild Bend” che parla del legame con la terra intorno al Birrarung (fiume Yarra) e con il fiume stesso, che attraversa Melbourne e sfocia nella sua baia.
Dalla title track posta in apertura del disco che parla di prendere decisamente posizione senza tergiversare, perché comunque sia “il successo non arriverà senza dolore”. Il singolo “This Town” parla della vita e della ricerca di qualcosa di migliore nonostante il forte richiamo delle radici. Altro brano cardine è “Bitter Taste” aperto da un corposo giro di basso di Arron Mawson alla maniera di quello ideato da Warwick Gilbert per la celeberrima “Hand of Law” dei Radio Birdman e che sostiene ritmicamente tutto il brano insieme al preciso drumming di Kalani Vozzo, mentre le chitarre e le voci intrecciate di Tom Duel e Sharni Paris raccontano una storia di sconfitta e consapevolezza dei danni che provoca la rinuncia a combattere.
La chiusura del disco è affidata a “Out of View” che a differenza della ballata riflessiva “What it Isn’t” che chiudeva il disco precedente, parte subito a rotta di collo ed affida la linea melodica al testo cantato prima da Duell e poi dalla Paris che prende le redini nella seconda parte del brano facendo sorprendentemente emergere echi di Stereolab, se riuscite ad immaginarli solo elettrici. Una chiusura perfetta per un disco ancora una volta perfettamente riuscito,
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autore: Eliseno Sposato