Un festival estivo in terra britannica è sempre un’esperienza unica, assolutamente da provare: il Nottingham Splendour, appuntamento estivo tradizionale della città di Robin Hood, che quest’anno si è tenuto in data unica il 20/7, non sarà certo Glastonbury o il Loolapalooza, ma è pur sempre una emozione fantastica. In questo caso i vostri affezionati reporter hanno potuto godere dell’edizione più ricca in assoluto per appuntamenti musicali, e più popolata di sempre: 25.000 persone si sono date appuntamento al Wollaton Park, spazio immenso al centro della città, per un evento che contava ben cinque palchi, di cui il Main Stage e il Confetti Stage particolarmente dedicati alla musica, su cui si sono alternati per tutto il pomeriggio gente come Ash, The Rifles, All Saints, Rag’n’Bone Man, Roland Gift (ex Fine Young Cannibals), The Slow Readers Club, Megatrain, The Coronas, per poi arrivare al ghiotto appuntamento con gli headliner The Specials e infine i Manic Street Preachers, che presentavano per l’occasione il loro tour commemorativo di This is My Truth Tell me Yours, il loro disco forse più celebre nella loro più che ventennale carriera.
Tanta musica, dunque, ma anche tante piccole piacevoli esperienze, soprattutto gastronomiche: i vostri affezionati reporter hanno gustato per voi lettori la jacked potato, lo stuffed beef and pork (panini con stufato di maiale o manzo), e l’immancabile fish and chips, ma per 25.000 persone si offriva di tutto, dal cibo locale a quello asiatico o indiano. E naturalmente la birra scorreva a fiumi, ma si sono visti anche furgoncini fornitori di gin in lattina e cocktail vari: british style in pieno!
Il festival è un appuntamento ormai tradizionale che il Nottingham Council (il municipio di Nottingham) organizza per le famiglie: infatti c’erano giostre e luna park per bimbi, attrazioni teatrali, e tante famiglie dai nonni ai nipoti venuti per divertirsi. E i nonni erano tutti con magliette datate ma sempreverdi come Anthrax, Metallica, etc., e non mancavano sessantenni con magliette dei Manic o degli Specials, pronti a pogare al fianco del palco per i loro idoli (e i vostri affezionati reporter ne hanno avuto esperienza diretta!!) La musica è cominciata sin troppo presto: alle 16 era già ora dei Rifles, una indie rock band inglese che ha suonato in orario troppo sottovalutato per dare il proprio meglio, poi è stata la volta degli Ash, ormai longeva formazione britpop ninetees irlandese, che in sola mezz’ora ha potuto solo presentare i pezzi del disco dell’anno scorso Islands tra cui la splendida Confessions in the Pools e Don’t need your Love, chiudere ovviamente con Burn Baby Burn, unica hit di successo anche dalle nostre parti. Siamo arrivati alle 17.30, e il pubblico comincia a infiammarsi: sul main stage sale Rag’n’Bone Man, al secolo Rory Graham, cantautore inglese in salsa soul bianco elettronico, che ha raggiunto qualche anno fa la notorietà internazionale con Human, ovviamente presentata sul palco, alla quale ha aggiunto Wolves, Healed e il nuovo singolo con Calvin Harris, Giant, uscito proprio quest’anno. Bella esibizione la sua, capace di reggere il main stage davanti a almeno 10000 persone accampate in sdraio e sedioline da campeggio dal mattino, che per l’occasione sono state letteralmente svegliate dalle sue ottime sonorità.
Rag’n’Bone Man era l’artista giusto per passare dall’intrattenimento pomeridiano agli appuntamenti ghiotti della sera: sul Confetti Stage salgono alle 20.15 le All Saints, ma noi abbiamo seguito per voi l’esibizione degli Specials, seguitissima e popolarissima, applaudita con scene da delirio e con canti corali durante i loro singoli più famosi, acclamatissimi, come A Message to You Rudy, It’s You, Do Nothing, Doesn’t Make it Alright, Friday Night, Saturday Morning, Stereotype, Rat Race La ska band più politicizzata e più famosa degli anni ’70 britannici, con la formazione storica di Terry Hall e Lynval Golding, con Roddy Radiation e Horace Panter, si è ricostituita per la seconda volta nel 2008 dopo essersi riunita e separata negli anni ’90. Presentavano qui il nuovo disco di quest’anno, Encore, da cui hanno suonato The Lunatics, Vote for Me, Blam Blam Fever, concludendo con Too Much too Young, fra il delirio totale degli spettatori di tutte le età. Era la cornice e l’intro giusta per il gruppo headliner dell’intero festival, i Manic Street Preachers, band gallese capitanata da James Dean Bradfield, con Sean Moore alla batteria e il carismatico e folle Nicky Wire al basso, che ormai nel Regno Unito sono un’istituzione come la corona o il Big Ben.
Non si racconterà mai abbastanza con i giusti dettagli la storia incredibile di questa band, dalla formazione a 5 in stile punk al passaggio al rock gotico-melodico dei primi anni ’90 con Rickey Edwards, fino alla scomparsa di Edwards e alla crisi pre-scioglimento, superata poi brillantemente dai residui tre che con album come Everything Must Go, This is My Truth, Send Away the Tiger, Know Your Enemy fino all’ultime Resistance is Futile del 2018 hanno segnato la storia del britrock inglese. Dall’anno scorso i Manic sono in tour (sempre e soltanto nel Regno Unito, con poche tappe nel continente, mai in Italia, e curiosamente con qualche tappa in Giappone dove sono molto amati) per ripresentare al pubblico l’album che li ha consacrati al di fuori della Britannia quando erano già molto noti in terra patria, ovvero This is My Truth Tell me Yours, che contiene i due notissimi (anche in Italia) singoli If You Tolerate This e The Everlasting. Di quel disco, sicuramente il più famoso all’estero se non il più bello, i Manic suonano davanti al pubblico di Nottingham le canzoni suddette più gli altri due singoli You Stole the Sun from My Heart e Tsunami, ma anche due splendide chicche come My Little Empire e Ready for Nothing, che fanno piena parte del repertorio delle canzoni tristo-malinconico-intimiste di cui questa poliedrica band è ricca. E l’esecuzione dei brani celebri di This is My Truth è un vero tripudio, una sorta di festa accompagnata da inni nazionali, specialmente per If You Tolerate This, manifesto politico sul contributo dei contadini gallesi reclutati volontari alla guerra civile spagnola del 1936, che contiene la famosa frase “se poso sparare ai conigli posso anche sparare ai fascisti”. Alla parte malinconico-intimista del loro repertorio i Manic dedicano anche Ocean Spray, bellissima canzone per la lotta della madre di Branfield contro il tumore, e Suicide is Painless, il remake della colonna sonora di M.A.S.H., entrambe due classici della band, entrambe fatte per l’occasione soltanto in acustico da Bradfield, nonchè una rarissima No Surface All Feelings. Ma i Manic, specie agli esordi, sono stati anche una quasi-punk band, ed ecco allora Motorcycle Emptyness, presentata in apertura, e You Love Us, che Wire ha presentato così: “Siamo una band degli anni ’90 e questa è stata scritta nella fottura Londra rock degli anni ‘90, dove tutto sudava e tutto puzzava di alcol: bellissimo!”. Naturalmente l’esecuzione al fulmicotone ha portato il pubblico in delirio, meritatamente. E sempre in omaggio al rock duro anni ’90 ecco la inaspettata cover di Sweet Child of Mine, con Bradfield a fare da Axl e Slash contemporaneamente.
Ma i Manic sono stati e sono anche una band da indovinati singoli pop-rock: e questa parte del loro repertorio è testimoniata a Nottingham da International Blue, il singolo più recente, ma anche da Your Love Alone is Not Enough, così come da Little Baby Nothing e Everything Must Go, tutti classici che accendono il pubblico immancabilmente. Ma la vera esplosione si ha all’inizio del concerto con La Tristesse Durera (tratta da testi di Theo Van Gogh, fratello di Vincent) e soprattutto in conclusione, con l’immancabile A Design For Life, dedicata all working class inglese. Un repertorio nel complesso bello pieno, di 18 canzoni che per un festival non sono poche, visto che tutte le band sono state costrette a tempi e ritmi forzati per far entrare tutta la line up entro le 22.30, dove forse mancano all’appello solo Autumn Song e It’s Not War, just the End of Love per una totale e completa celebrazione dei singoli più famosi della band. Ma il pubblico è felicissimo: sentire suonare un dopo l’altro The Specials e i Manic Street Preachers non accade ovunque, ed è una magia che solo i festival d’oltremanica possono regalare. Una vera tradizione questi festival inglesi, un marchio di fabbrica del Regno Unito, di cui i vostri reporter affezionati possono attestare la gioia e la festosità dell’esperienza, la voglia di raduno e di divertimento che tanta gente di età disparate continua a mantenere, nonostante i grami e incerti tempi post-brexit. Un’esperienza da non perdere almeno una volta nella vita!
https://www.facebook.com/splendourfestivalUK/
https://www.splendourfestival.com
autore: Francesco Postiglione
foto di Elisa Schiumarini
SCALETTA MANIC STREET PREACHERS
Motorcycle Emptyness
You Stole The Sun From My Heart
International Blue
La Tristessa Durerà
Ready For Drowning
Your Love Alone Is Not Enough
The Everlasting
You Love Us
My Little Empire
Everything Must Go
Little Baby Nothing
If You Tolerate This
Ocean Spray
Suicide And Painless
Sweet Child Of Mine
Tsunami
No Surface All Feeling
A Design For Life