Oltre. Ecco l’avverbio che non posso fare a meno di citare ogni volta che esce un altro disco del mirabile Ottodix (Alessandro Zannier), ed anche il nuovo “Arca” non fa eccezione: non ci si può esimere dal sottolinearlo, tanto è estesa la visione dei temi trattati da un grande musicista e autore contemporaneo che, anche noi che scriviamo di musica, dovremmo dirgli tutti “grazie”, poiché non ci si approccia con un’analisi tradizionale, ma ci fa alzare la soglia per un’attenzione più particolareggiata e ricca di risvolti inediti. Ancora una volta, il Nostro non rinuncia alla modalità di concept-album ( e siamo all’ottavo!) , per narrare un trattato etereo, onirico, un sogno che rasenta l’incubo apocalittico di un’umanità in allarme rosso che, per tentare una probabile salvezza, l’unica chance è quella di salire su una “Arca”- astronave ed impegnarsi globalmente in un re-set esistenziale, prima che sia troppo tardi. Visioni irreali? Catastrofiche? Pessimiste? Diciamo 50 e 50, in quanto Ottodix anela, di certo, la salvezza umanitaria ma è, oltremodo, consapevole che il suo occhio visionario cela un retrogusto amaro e (forse, speriamo di no!) irreversibile. Il menù di “Arca” è alquanto imponente: 15 scialuppe sonore che si calano nel mare dell’ uni(meta)verso, con noi rematori arrancanti e desiderosi di tornare a navigare bacini di pace, serenità, equità e giustizia. Sogno utopistico? Può darsi, ma intanto Zannier ci prova con velata provocazione ad immaginare un sacrosanto riordine delle cose terrene per poi trasmigrarle (eventualmente) oltre, in altre potenziali dimensioni, dalla vita possibile ed (eco)sostenibile ma, (ahimè!) attualmente vige una “Gravità” tangibile, una zappa che lo stesso uomo si è dato da solo sui piedi : concetto fin troppo evidente, appunto, nel brano che schiude l’opera che, in generale, sgrana un rosario stilistico tra ambient, new-wave, elettronica ed alt-tutto . La stessa “Arca” fila via con ritmia fluente e futurista e, tra intermezzi onirici e sospensivi, si apprezzano suoni, brusii, glaciali spoken-word, loop ipnotici . Il tutto, sorretto dalla voce fascinosa e pignola del Nostro, che elargisce scossoni a go-go con le incalzanti “Nati su gemini”, “Eco”, “Tecne”, mentre riserva riflessioni cosmiche all’interno di “Memorandom”, “Musa” e la conclusiva “Simulatore”. Da dove Ottodix riesca ad estrapolare, teorizzare, presagire nuove interpretazioni di vita resta un arcano attrattivo, come misterioso sarà sempre il suo più intimo pensiero che nessuno potrà mai coglierne l’essenza globale. Il fascino è tutto qui.
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autore: Max Casali