L’Estragon: un tendone bianco nella tormenta di neve bolognese. Scenario nordico, anche un po’ apocalittico, che per niente si addice ai colori e all’energia di Florence Welch e della sua Machine: Robert Ackroyd (chitarra), Christopher Lloyd Hayden (batteria), Isabella Summers (tastiera), Mark Saunders (basso) e Tom Monger (arpa).
Il gruppo londinese che ha scalato le classifiche europee approdando alla radio italiana col suo terzo singolo, “You’ve got the love” (anche se i due precedenti non erano per niente da sottovalutare) non tradisce le aspettative, né del pubblico di adolescenti dai ciuffi ribelli e colorati, né di quelli attratti dalle critiche positive che vedono, tra le altre cose, Florence paragonata a Tori Amos.
Non capita spesso in quest’era digitale, ma è il caso di dire che dal vivo sono decisamente meglio. Ed è questa la prima cosa che viene in mente a chi, come me, non aveva dato loro troppa fiducia. Florence tiene il palco come una star. Balla, salta, si scatena come solo una ventenne effettivamente può fare, e si lancia in acuti e note prolungate che tiene con compostezza e rigore.
Tutta la Machine la accompagna accettando di restare in secondo piano, cosa che viene fuori anche dalla disposizione degli strumenti a semicerchio intorno a lei, quasi in fusione col telone floreale di fondo (quello della copertina).
Irrompe sul palco con un lungo abito nero e una bachetta per dare i primi colpi di apertura di “Howl”, lasciando il pubblico a bocca aperta, per farlo scatenare immediatamente con la splendida “Kiss with a Fist”, primo singolo troppo sottovalutato in Italia. “Hurricane Drunk” e “I’m not calling you a liar” spettacolari tanto dal vivo quanto nell’album, danno spazio a vocalismi e chiusure un po’ noize (opera della coordinatrice Mairead Nash?).
Il calore dei fan però fa scaldare troppo Florence, ed ecco che viene fuori l’indie-pop-rocker che c’è in lei! La guardiamo attoniti guidare il pubblico in salti corali pilotati e coreografie, o ringraziarlo con cuori e baci a volontà.
Rientra in scena per il bis e chiude il concerto, logicamente, con “You’ve got the love”.
Melensa nei complimenti e nello scambio d’amorosi sensi con il pubblico bolognese, ma con una voce, un brio e una vitalità come la sua, come non passarci sopra?
Autore: Serena Ferraiolo
florenceandthemachine.net