Tutto esaurito, al DuelBeat, per la data napoletana di questo “S-Low Tour 2006” dei Marlene Kuntz.
Da settimane hanno annunciato di voler portare in giro per l’Italia uno spettacolo “rallentato”, ma a dirla tutta non era proprio chiaro cosa il terzetto di Cuneo (che non è neanche in fase promozionale) avrebbe proposto questa volta sul palco, ma pare che per i loro fan non sia poi così importante: sulla fiducia accorrono tutti in massa, come sempre da anni, come fu anche a Luglio, l’Estate scorsa, sempre qui a Napoli al Neapolis Festival, ripagati da una scintillante esibizione di un’ora circa ad aprire per Nick Cave.
Stasera sento un ragazzo tra il pubblico che addirittura teme un’esibizione con le chitarre acustiche, e chiede se faranno ‘Sonica’, il cavallo di battaglia ‘noise’ dei MK… beh, niente paura: di chitarre acustiche neanche a parlarne, i Marlene di stasera sono sempre loro, soltanto meno rumorosi; ‘Sonica’ non l’hanno suonata, ma pur privilegiando il loro repertorio meno aggressivo – con tutto il pubblico in coro a cantare ‘La Canzone che Scrivo per te’, ‘Infinità’, ‘L’Abitudine’, ‘Come Stavamo Ieri’, ‘Ci Siamo Amati’, ‘Canzone di Domani’, ‘A chi Succhia’, ‘L’Inganno’ – ci si è indirizzati anche verso pezzi epici e robusti come ‘Cara è la Fine’, ‘Fuoco su di te’.
Il tutto in un clima di grande tranquillità, senza far scena, tanto per il gusto di suonare tra amici e stare insieme.
La formazione prevede al basso ancora l’ospite di lusso Gianni Maroccolo (tra l’altro scopritore dei Marlene Kuntz, 16 anni fa…), che è accorso a supporto del gruppo l’anno passato per le incisioni ed il tour di ‘Bianco Sporco’, dopo l’abbandono di Dan Solo. L’impressione è che Gianni sia ormai in pianta stabile nei Marlene Kuntz, dopo il suo passato glorioso in Litfiba, Csi e Pgr; stasera se ne sta sornione e suona seduto su una seggiola per tutta la durata del concerto, seminascosto sul fondo del palco, affianco ad un amplificatore enorme a macinare linee di basso lente e pesantissime che per tutta la sera hanno tormentato la cassa toracica di chi è stato frontepalco sul lato destro. Riccardo Tesio (chitarra), Luca Bergia (batteria) e Cristiano Godano (voce, chitarra) mai visti così placidi. Specialmente Cristiano: uno che non sorride mai, alla fine dell’esibizione si attarda a stringere mani, e mandare sorrisi e baci ai ragazzi di Napoli.
Riguardo al perchè di un tour come questo, mi viengono in mente talune considerazioni.
Il gruppo è alla ricerca di una svolta. La carriera dei MK è giunta ormai da anni ad un punto oltre il quale in Italia non potranno mai andare, se non perdendo completamente la propria identità oppure, appunto, cercando d’imporsi fuori da questo nostro Paese ingrato.
E’ una condizione difficile, la loro; è come se per anni fossero inesorabilmente cresciuti all’interno di un vestito che ormai, dopo tanti dischi, concerti e riconoscimenti underground, gli andasse stretto, ma non ci fosse modo d’uscirne.
Malgrado il sistematico tutto esaurito ai loro concerti, malgrado i tantissimi dischi venduti e la strepitosa qualità della loro musica, malgrado la stima della quasi totalità del pubblico che ascolta underground (tra gli appassionati italiani di musica, una larga minoranza: larga, si, ma pur sempre minoranza…) nel nostro Paese rimarranno sempre degli emarginati, relegati nell’ambito del “bizzarro”, banditi dalle radio, dalle televisioni, dai palchi dei teatri; un gruppo come i Marlene Kuntz in Italia non può raggiungere un successo maggiore di quello che ha, poichè per fare questo avrebbe bisogno, ammesso che poi vi sia davvero un pubblico interessato a loro, e ciò non è neanche certo, di travalicare gli angusti limiti della scena indipendente e presentarsi in tv al Sabato sera in prima serata ospiti di Panariello.
Ma non succederà mai, speriamo.
Il problema è delicato, e coinvolge ad esempio anche Afterhours e Subsonica, ugualmente in seria difficoltà rispetto all’ambizione di evolversi oltre.
I Subsonica accettarono di farsi umiliare al festival di Sanremo, poi Manuel Agnelli provò a forzare il blocco e sfondare il muro oscurantista inventandosi il “Tora Tora” Festival, con l’obbiettivo di catalizzare con le buone o le cattive l’attenzione dei media su un fenomeno che fosse impossibile ignorare, dopodichè ha deciso di prendere armi e bagagli, attraversare l’Oceano, ed andarci a provare negli Stati Uniti, come stà facendo in questi mesi. E presto anche i Subsonica presenteranno la loro tournèe europea.
Ma, come ha confidato Cristiano Godano in una recente intervista, per i Marlene Kuntz quest’ultima via è ancor meno probabile, a causa della grande difficoltà nel tradurre e cantare in lingua inglese i testi espressionisti complicatissimi che egli ha scritto in questi 16 anni.
Credo si sia arrivati a questo “S-low Tour” per fare un ultimo tentativo di crescere in Italia, per guadagnarsi qualche chance di farsi accettare da un mercato crudele, spietato, perbenista… chissà come andrà a finire.
Autore: Fausto Turi
www.marlenekuntz.com