La voce degli Stereolab, band nota sin dai primi anni ‘90 per il personale mix di avant-pop, krautrock, funk e jazz, pubblica il 23 febbraio il suo quinto album da solista, Rooting Fo Love (Duophonic Super 45s), anticipato dal singolo Une Autre Attente. Qui ne recensiamo anticipatamente il disco.
A dire il vero, la primissima anticipazione di questo disco la si deve a New Moon, pezzo uscito nel 2021, che all’epoca non faceva parte di alcun progetto. Ora è stato inserito nella sua ultima uscita, e ne costituisce anche una delle track più godibili, col suo ritmo funkeggiante.
A sei anni di distanza da Find Me Finding You, Laetitia Sadier ritorna dunque con un nuovo lavoro per la sua etichetta Duophonic Super 45s, con il mix da Hannes Plattemier ed Emma Mario e con la partecipazione dell’attuale bassista degli Stereolab Xavi Muñoz.
Il disco è frizzante, caleidoscopico, immaginifico come la Sadier ci ha già abituato, sia nei suoi episodi solisti sia nel lavoro con la band. Tutti gli stili vengono impiegati, tutte le suggestioni sonore possibili, dal jazz bianco di puri vocalismi e cori di Who+What, al soul di Proteiformunité, a pezzi più buckleyani come il singolo Un Autre Attente, particolarmente dinamico e ritmico, dove finalmente compaiono chitarre ritmiche, fino a veri e propri esperimenti musicali come Cloud 6, la canzone quasi amelodica che chiude il disco.
Jazz e soul sono fortemente presenti anche in The Dash e in Panser L’Inacceptable, che costituisce anche il suo più grosso omaggio alla tradizione del cantautorato francese femminile presente in questo disco, mentre Don’t Forget You’re Mine riprende le chitarre di Un Autre Attente, tanto che la canzone costituisce un contraltare ritmico del singolo.
Laetitia Sadier dimostra insomma in questo disco ancora una volta di essere una delle musiciste europee più influenti degli ultimi 35 anni. Ogni canzone nasconde uno stile, insomma, una citazione musicale, una sperimentazione, una ricchezza. Forse l’unico difetto di questa scelta è di essere troppo cerebrale, troppo trasformista, come appare in canzoni tutto sommato fredde e prive di ritmo come La Nageuse Nue e Cloud 6.
La complessità e sperimentalità di questo disco è comunque una scelta precisa da parte di Laetitia Nelle canzoni la cantautrice vorrebbe mettere in scena le complessità e le armonie della natura umana: partecipano perciò un enorme esercito di strumenti, organo, chitarra, basso, sintetizzatore, trombone, vibrafono, batteria dal vivo e programmata, e un gruppo vocale di uomini e donne chiamato “The Choir”, che opera intricati cambi di accordi, di tempo e di dinamica, mentre la presenza empatica e carismatica di Laetitia fa da guida con la sua voce.
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