Let’s Be Still è un disco pop folk classico, fatto di armonie americane ariose e ritmi quieti, in cui il giovane sestetto di Seattle porta avanti una narrazione rassicurante che ricorda quelle di fiabe e miti di campagna destinati in un modo o nell’altro ad un finale dalla quieta morale legata allo scorrere del tempo; emblematici i testi di ‘Another Story‘ e ‘Homecoming Heroes‘, cantate come intorno al fuoco, di notte, in campagna, con l’incanto che terminerà al sopraggiungere dell’alba.
L’uso di una strumentazione elettroacustica ricca con pianoforte, violino, banjo e chitarre produce suoni eleganti e nostalgici su cui le armonie vocali essenziali, mai barocche dei due leader Josiah Johnson e Jonathan Russell si accomodano alla perfezione in quadretti di sicuro effetto tipo i compagni d’etichetta Low recenti, malgrado all’ascolto possa rimanere anche, sotto traccia, un vago senso di insodisfazione per una proposta che nei tempi moderni vuol portarci per mano fuori dalla nostra realtà metropolitana, suonando troppo conservatrice ed accomodante: in questo caso questione di gusti, però.
Alla componente femminile della band, Charity Rose Thielen (violino, voce), è affidato il compito di alleggerire l’atmosfera col brano ‘Summertime‘ che ricorda la produzione giocosa e naif recente di Cat Power, ma presto si ripiomba con la bella e sconsolata ‘Josh McBride‘ nel cantautorato folk serioso tipo J.Tillman e Scott Matthew, tra l’altro con una scrittura dal lirismo più riuscito del solito, in una storia d’amore invernale ancora una volta di campagna: tra fienili, stivali di cuoio, frutteti e scale di legno che salgono in soffitta.
Let’s Be Still procede sicuro su queste coordinate musicali del resto molto coerenti con le produzioni Sub Pop recenti – Fleet Foxes, Shearwater, Sera Cahoone… – e quando i giochi armonici vocali si accentuano ecco che gli Head and the Heart intercettano in agilità i canadesi Arcade Fire nella più elettrica ‘Shake‘ e gli inglesi Mumford & Sons in ‘Cruel‘ ancora tenacemente, inesorabilmente nostalgiche e bagnate di ricordi (per capirci, in ‘Cruel’ cantano: “like the wind in the trees/ a cool summer breeze/ like the curls in your hair/ everyone stares/ at the hole in the wall/ it’s all in your head/ there’s a memory there/ all through the night).
‘Let’s Be Still’ accentua i toni indie folk mentre ‘Fire Fear‘ e soprattutto ‘Friends‘ ci ricordano molto i Mamas & Papas, con pianoforte e violino ad accompagnare un cantato a più voci innocente, frontale, senza controtemi.
Un disco molto bello ma che dietro le melodie e la perfezione formale lascia il retrogusto di una visione compassata e senile poco adeguata ad una band giovane.
Tra l’attuale tournée statunitense e la coda canadese, gli Head and the Heart faranno alcune date live in Europa, tra fine Febbraio ed inizio Marzo.
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autore: Fausto Turi