Da qualche anno ormai i Futureheads sono una solida realtà del post-punk odierno, contendendosi con i Kaiser Chief lo scettro di post-punk band più scompaginata e scanzonata del terzo millennio.
Il cantante Barry Hyde e il chitarrista Ross Millard, il bassista David “Jaff” Craig e il batterista Dave Hyde, tutti provenienti dal college di Sunderland, Inghilterra, dal 2000 a oggi hanno azzeccato quasi tutte le manovre e si sono affermati pienamente nonostante il loro sound non sia propriamente moderno, guardando piuttosto al punk dei seventies e dintorni.
Dopo gli esordi discografici con i due EP Nul Book Standard e 123 Nul del 2003, dopo il primo album The Futureheads, il cui singolo Decent Days And Nights si guadagna spazio nei due videogiochi Burnout 3 e Rugby 2005 della EA Sports, dopo un altro EP, Area, e poi il secondo album News and Tributes, e il terzo This Is Not the World del 2008, siamo infine all’album definitivo della conferma.
E di conferma forte e decisa si tratta: la title track è una canzone manifesto, sia per i testi che per lo stile musicale, col suo rimbombante e martellante ritornello filastrocca five four three two one, ed è bellissima anche la romantica ma pur dinamica Heartbeat Song (mentre Struck Dumb sembra rimanere incompleta nella sua sonorità).
Ma i colpi migliori in canna il disco li spara con Stop the Noise, e I Can Do That, con quel sound così tipicamente Futureheads, così profondamente e scanzonatamente punk, da farci viaggiare nel tempo fino ai giorni mitici di Nevermind the Bullocks here are the Sex Pistols. E mentre Dart at the Map ha toni un po’ più oscuri, l’album si chiude, in Jupiter, con un coretto quasi gospel nascosto nella ghost track che sancisce al meglio l’andatura allegra, divertita, sonoricamente potente e mai quieta di questa band i cui pezzi, seppure punk, hanno una struttura ritmica e un andamento melodico decisamente più complesso e lavorato di band pur famose come i Green Day (che comunque hanno abbandonato il punk degli esordi ormai da un po’), di Blnk 182 e dintorni.
Insomma, siamo di fronte a un autentico vento di purezza e creatività punk: da godere fino in fondo, senza troppa ricerca di impegno. Del resto la band ha dichiarato: “Non abbiamo altri obiettivi a parte quello di farvi divertire”. Missione decisamente compiuta.
The Futureheads – I Can Do That
Caricato da Believe. – Guarda gli ultimi video musicali selezionati
Autore: Francesco Postiglione