Graham Day è un nome che non necessita di presentazioni nei circuiti sotterranei essendo stato il leader di una delle più grandi formazioni di culto degli anni ’80: i Prisoners. E poi anche di Prime Movers e Solarflares, oltre che batterista dei Mighty Ceasars e bassista dei Buff Medways di Billy Childish. Un pezzo da novanta dell’underground, insomma. Che ora ritorna con un nuovo esaltante progetto: Graham Day & The Gaolers. Un trio, composto assieme al bassista Buzz Hagstrom e al batterista Dan Elektro (già in forza ai The Woogles), che si fregia di fare musica contemporanea rivolta al passato. Ai favolosi anni ’60 in particolare. Il terzetto anglo-americano suona con una classe infinita, mescolando melodia e rabbia, riff incisivi e ritornelli mozzafiato, utilizzando organo hammond, chitarre taglienti e beat potenti per dare forma alla propria cifra stilistica. “Soundtrack To The Daily Grind” è una sorta di manifesto mod in cui convergono tutte le sfumature di un suono vario, sfaccettato, ma sempre coinvolgente. Così se l’iniziale “Get Off My Track” è un episodio fiammeggiante che ricorda i Creation o i primi Who, la successiva “Soundtrack of The Daily Grind” miscela alla perfezione melodie vocali e riff taglienti. E la splendida “Disown Me”, una delle vette creative del disco, unisce un ritornello a presa diretta ai wah-wah della chitarra, mentre “South Avenue” è puro, ipnotico, hammond sound.
Ma non è ancora finita. Perché nelle 13 tracce di “Soundtrack” troviamo anche un brano delicato come “Too Few Things” che non sfigurerebbe al cospetto degli Small Faces, un episodio brioso intitolato “Part-Time Dad”, le cui linee melodiche sono sostenute dai ricami dell’hammond, e un pezzo mod dal beat impeccabile come “What It Is To Be Fifteen”. Per chi scrive, tra i migliori dischi dell’anno.
Autore: Roberto Calabrò