Gnam, gnam. È veramente gustoso, “Lezioni di cioccolato”.
In bilico tra lo spot pubblicitario (metà del film è ambientato alla Perugina/Nestlè con tanto di pubblicità oscenamente palese) e la commedia brillante, l’ultimo lavoro di Claudio Cupellini (alla seconda prova registica) è un film godibilissimo, leggero, sorretto da un bel cast capitanato da un sempre più bravo e (ahimè) sempre più mozzafiato Luca Argentero.
Beh, a dire il vero a me sarebbe bastata anche una camera fissa con lunghi pianosequenza di lui che parla (in italiano, egiziano, coreano va bene tutto), si guarda intorno, sorride, sta zitto… avrei pagato comunque il biglietto e sarei tornata a casa con la serotonina a mille.
Ma “Lezioni di cioccolato” ci sta bene anche così.
È sempre un piacere vedere Neri Marcorè, nel film maitre di gusto e di piacere, caronte verso i lidi della ludubria, la cui interpretazione è guarnita dalla divertentissima interpretazione di un cast di caratteristi di indubbio valore (Josefia Forlì, nel film Corrado; Matteo Oleotto – Milo; Monica Scattini – Letizia; Francesco Pannolino- Luigi; Ivano Marescotti – dott. Ugolini; Vito Bicocche – Osvaldo) guidato da un eccezionale Hassani Shapi (alias lo jedi di Star Wars).
Già lo vedo il popolo dei cinefili doc storcere il naso e commentare una cosa del tipo “Ah, io un film con quello del grande Fratello non lo vedrò mai!”
Beh, dovranno ricredersi perché se è anche vero che il festival che ha consegnato al film ben due riconoscimenti (il Montecarlo film festival “de la comédie” diretto da Ezio Greggio), non è chissà quanto esimio, bisogna però dire che “Lezioni di cioccolato” rientra perfettamente nel filone della screwball commedy, la commedia classica americana basata su un’infinità di equivoci e gag irresistibili.
Insomma, magari Violante Placido e Luca Argentero non sono proprio Audrey o Kathrine Hepburn e Peter Sellers, ma anche i palati fini avranno di che gustare.
Perché “Lezioni di cioccolato” si presenta con la massima semplicità: come un film lineare, senza troppe pretese, da consumare in un freddo pomeriggio di inverno (ma va bene in qualsiasi stagione) al cinema o nel salotto di casa.
Costato poco meno di 3 milioni d’euro, “Lezioni di cioccolato” avrà goduto sicuramente di un grosso aiuto dallo sponsor Perugina Nestlè che impera costantemente nel film. Più che sembrare una commedia dolce/amara che amalgama sapientemente amore, equivoco, finzione, cioccolata e divertimento, spruzzati da un vago sentimento similar-politico di denuncia sociale, strizzando l’occhio al tema delle morti bianche (una tragica certezza ormai quotidiana del mondo del lavoro italiano) e dello sfruttamento dei lavoratori soprattutto se immigrati; il film sembra una reclame al novantesimo minuto, dimostrando come alla faccia dei fondi di finanziamento pubblico dedicati allo spettacolo, il cinema continui a non passarsela troppo bene e a necessitare di forme di sostentamento altre.
A questo punto, non mi sorprenderei se la settima arte tra qualche anno diventasse ahinoi, un orrendo simulacro della amata/odiata tv.
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