Brett Dennen, classe 1979, California, ha 30 anni ma ancora la faccia di un ragazzino imberbe. Al suo terzo album (del 2004 è l’esordio, omonimo, seguito da So Much More nel 2006) con Hope for the Hopeless, è però già una realtà affermata del folk/pop contemporaneo e un artista impegnato a tutto tondo. Si direbbe che la sua carriera di contorno alla professione di musicista si divide fra il fornire con i suoi pezzi colonne sonore a telefilm di targa americana (noti anche da noi come Ugly Betty, Grey’s Anatomy, Scrubs) e partecipare a degnissimi progetti di integrazione fra culture (The Mosaic Project, con sede a San Francisco).
E ad ascoltare la sua musica si capisce bene questa fusione fra impegno e mondanità: San Francisco e Make you Crazy hanno ritmi piacevoli, dolci, in cui la chitarra acustica si fa accompagnare da leggiadre percussioni e strumenti a fiato, ma anche se il suono è leggero Make You Crazy ha un testo serio ed impegnato. Così come la bellissima, davvero ispirata Heaven che suggerisce il titolo all’album.
I suoi riferimenti musicali sono esplicit: John Mayer anzitutto, con cui ha suonato e collaborato dopo avergli fatto da supporter, e più indietro i classici del folk/pop contemporaneo, da Cat Stevens a Joni Mitchell.
L’estate scorsa, la sua consacrazione come corifeo del genere è avvenuta nella sua cornice più adeguata, al Newport Folk Festival, dove ha presentato, oltre alla già citata Heaven, Who Do You Think you Are. Wrong About Me, I Ain’t Gonna Lose You, tutte dal nuovo album.
Ed è stato senza dubbio un successo anche perché il disco funziona, pur senza particolari pretese: non innova il genere, non sperimenta, ma si mantiene sul classico, però con passione e competenza, con sprazzi di vera ispirazione malinconica come in Ain’t Gonna Lose You o So Far From Me. E non mancano spunti che mescolano il folk con il soul, come in Wrong About Me o collaborazioni quanto meno intriganti di gente come Femi Kuti, Mandy Moore e Nathalie Merchant (vi ricordate i 10.000 Maniacs?).
Un album insomma onesto e limpido, insomma, come solo i cantautori folk non improvvisati sanno comporre, che non potrà non essere piacevole e facile all’ascolto.
Autore: Francesco Postiglione