L’idea alla base di “Glocalizm vol.1”, ovvero fondere musiche tradizionali (quelle del meridione d’Italia, nel caso del disco di cui parliamo) con elementi sonori “moderni”, contemporanei, non è propriamente un’intuizione nuova: già quasi trent’anni fa Brian Eno e David Byrne ci provavano con quel capolavoro intitolato “My Life In The Bush Of Ghosts”. Nell’ultimo decennio (e anche qualcosina in più) a sperimentare contaminazioni tra sonorità elettroniche ed “etniche” c’hanno pensato, tra gli altri, gente come Afro Celt Sound System, Transglobal Underground, o i “nostrani” Nidi D’Arac.
Stefano Miele, produttore e dj (col nome “Madox”, nella scuderia Mantra Vibes) napoletano, fornisce la sua personale interpretazione di “glocalismo”, facendo incontrare “pizziche” e “tammorriate” con i campionatori, le drum machine e i computer.
Nella ri-visitazione della classica pizzica “Abballabbà”, il violino del virtuoso Lino Canavacciuolo impazza tra effetti “space” e frenetiche percussioni, sia acustiche che elettroniche. “To proto” combina voci dal sapore arcaico e ritmiche hip-hop. “Mundanarë” viene immersa in un caldo dub, mentre la stra-nota “Tammurriata nera” diventa un avvincente meltin’ pot di suggestioni mediorientali, melodie tradizionali e corposi beat elettronici. “Dumineca mattina” è tutto un turbinio di bassi saturi, ritmo in levare e battiti corposi. Con “Ninna nanna”, cantata da Auli Kokko, si rallentano vertiginosamente i bpm, approdando in affascinanti lidi etno-trip-hop. L’inconfondibile voce di Marcello Colasurdo introduce “Guaglione do Tremila”, sorta di manifesto programmatico sulla “tammurriata del nuovo millennio”, che Miele vede contaminata da inserti di marranzano, un pizzico di spezie turche ed ossessive pulsazioni sintetiche. In “Scacciapensieri” le tammorre vanno di pari passo con un beat cadenzato. La simpatica, conclusiva “Musicanarkica”, cantata da Caparezza, era già inclusa in “Flux”, pubblicato quattro anni fa da Miele ed ormai introvabile.
Disco godibile, seppur non particolarmente innovativo. Interessante soprattutto nei momenti in cui la contaminazione si fa più “coraggiosa”; meno esaltante laddove Miele si limita a “ritoccare” timidamente ritmiche già di per sé assolutamente coinvolgenti, anche senza l’aggiunta di additivi tecnologici.
Autore: Daniele Lama