Finito un concerto a Vancouver il 5 giugno scorso durante il tour di First Two Pages of Frankenstein, la band si trova a continuare a suonare. Aaron e Bryce Dessner conducono una parte di chitarra su un ritmo di Bryan Devendorf, e il bassista Scott Devendorf vi entra dentro. Su questa linea, Matt Beringer inizia a cantare una rima che aveva da un paio di anni: “Smoke detector smoke detector all you need to do is to protect her”. L’ingegnere del suono continua a registrare, e vanno avanti così per 12 minuti, su improvvisazione di testo e melodia. Si può dire che Laugh Track è nato ufficialmente in quel momento, ma come si nota non c’è stato niente di ufficiale o di pensato nella nascita di questo disco. Persino l’annuncio del lancio è stato dato a sorpresa, durante l’esibizione all’Homecoming Festival di Cincinnati, quando la band ha presentato il suo secondo album del 2023, disponibile in digitale e dal 17 novembre in formato CD e LP.
Le 12 canzoni che lo compongono sono frutto di nuovo materiale nato durante le sessioni del disco gemello First Two Pages of Frankenstein, pubblicato da 4AD in aprile (e da noi recensito QUI). Per come è nato, Laugh Track è l’album più libero e collaborativo degli ultimi anni. Se First Two Pages of Frankenstein, (che ha debuttato al n.1 nelle classifiche Rock e Alternative Album di Billboard, e NME lo ha proclamato “il miglior album della band in un decennio”, mentre il Wall Street Journal lo ha definito “un album ironico e malinconico, di notevole consapevolezza”) rappresentava la ricostruzione della fiducia tra i membri del gruppo dopo oltre 20 anni insieme, il dinamico ed esplorativo Laugh Track è sia il prodotto di quella fiducia che una nuova dichiarazione di intenti. Il nuovo disco reca la novità di vedere canzoni nate durante i concerti dell’anno 2023, rinvigorendo e strutturando versioni improvvisate nate nello studio Flora Recording & Playback di Portland del produttore Tucker Martine.
Il disco vede la partecipazione ormai consueta di voci femminili a contralto del baritono profondo di Matt: Phoebe Bridgers e Rosanne Cash, oltre a con Bon Iver in Weird Goodbyes, che è una canzone che ha una storia a sé: è infatti più vecchia anche dei pezzi di Frankenstein, e fu pubblicata come brano a sé stante nell’agosto 2022. “Sembrava che la storia fosse già stata raccontata, era una cosa a sé stante”, dice Aaron Dessner a proposito di quest’ultimo brano. Ma poi la band ci ha ripensato e l’ha ritenuta il momento iniziale della nuova fase creativa. “Si sentiva anche la relazione con quello che stavamo facendo. Era una delle ragioni per fare un altro disco – diamo a Weird Goodbyes la giusta casa”.
Se Weird Goodbyes è la causa scatenante di questo nuovo disco, che per la prima volta viene prodotto durante il tour del precedente e nello stesso anno, il brano di chiusura Smoke Detector, registrato come detto spontaneamente e in maniera improvvisata a Vancouver durante un soundcheck, né è il suo giusto omega, un brano conclusivo di un album ricco di spontaneità il cui pezzo finale, il più rock del disco, che ritorna alle sonorità dei primi The National dei tempi di The Boxer e Alligator, della durata di quasi otto minuti, costituisce un’integrazione perfetta alle canzoni decisamente più intime e introspettive che compongono le tracce del disco.
Dal punto di vista tematico, non c’è una divisione intenzionale tra Frankenstein e Laugh Track. Ma se nel primo caso il frontman Matt Berninger, che veniva fuori da un blocco creativo e una forte depressione, era alla ricerca di un rifugio, qui c’è una nuova lucida valutazione di ciò che conta.
E per quanto riguarda quello che non conta, e che non ha importanza, la bellissima e malinconica Turn Off the House conclude la rassegna emotiva che Berninger ha fatto in Weird Goodbyes e in Eucalyptus di Frankenstein, una desolata resa a lasciarsi tutto alle spalle. “Digli che sei andato a vedere / Se puoi scoprire cosa significa / Quando la tua mente lascia il tuo corpo”. “Spegniamo tutto e andiamo via”, canta ancora Matt, ”Esci dalla tua testa, da tutte le cose di cui sei preoccupato, dalla tua carriera, dalla tua identità, da quanto forte pensavi di essere”.
Laugh Track è certamente un album in tono minore rispetto al predecessore, che rompeva un lungo silenzio ed era un ritorno della band decisamente più eclatante, qui le canzoni sono sempre soffuse, come Dreaming, o Laugh Track, o Coat on a Hook, e si arriva addirittura alla poppeggiante ma gradevole Crumble, mentre di vera intensità emotiva troviamo solo le chitarre distorte di Smoke Detector, la melodia triste di Turn off the House e la tensione di Space Invader, laddove il ritmo del disco e la maggiore personalità della batteria è affidata a Deep End.
Ascoltato senza troppe pretese, questo disco, nato nei postumi delle sbornie musicali live di First Two Pages of Frankenstein, rappresenta un po’ ciò che Zooropa fu per Acthung Baby degli U2 allora in piena nuova epopea creativa, e quindi va goduto e vissuto allo stesso modo: non aggiungerà molto ai traguardi enormi che la band di New York ha già raggiunto in questi anni (gli ultimi cinque album sono stati nella classifica Top 5 in UK e l’album Sleep Well Beast del 2017 vincitore del Grammy come Best Alternative Album ha raggiunto il n.1. negli Stati Uniti,The National hanno all’attivo cinque album nella Top 10 della classifica Billboard 200) ma nemmeno va troppo sottovalutato per via della sua estemporaneità. E’ un disco in fondo lavorato, curato, ben arrangiato e non fatto da materiali di scarto, ma da improvvisazioni via via diventate canzoni definite e con una personalità, seducente, anche se certamente non aggressiva.
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ph. credit: Josh Goleman