Ripescare i primi ricordi infantili dall’inconscio elaborandone i suoni – o meglio i ricordi, le impressioni dei suoni: con il tempo di mezzo ed attraverso la propria struttura mentale adulta – è la strada scelta da Haxel Garbini per compiere un viaggio ellittico, artistico e psicologico, il cui diario è appunto Uri, ponte tra passato e presente, opera strumentale, sperimentale formata da 12 episodi dal carattere ambientale ed onirico che si sviluppano in maniera creativa, spesso col vorticare di aggiunte sonore intorno ad un tema elementare che cresce dunque più o meno regolarmente, altre volte catturando l’attimo, come nella più lunga ‘Emergere Fluttuare’, episodio eccezionale in cui i suoni disordinati della natura catturati dal vivo sono completati da un inciso di chitarra.
I suoni catturati da Garbini con lo stetoscopio anziché col microfono si trasfigurano, ed infatti è proprio nei suoni che Uri risulta originale, nel ritorno modulato che giunge fino a noi degli echi degli ambienti nei quali l’incisione è avvenuta, malgrado la scelta del musicista di limitare l’utilizzo di strumenti musicali e lo sviluppo di melodie o strutture – ad esempio nella dilatata ‘Il Morto in un Fienile’ – renda l’opera impalpabile e non troppo appagante. ‘Saponificazione‘ ci trasporta in un luogo che sembra la zona degli stalker di Tarkovskij, mentre all’altro estremo ci sono ‘Dobbiamo Scappare‘ ed ‘Uri Domati‘, che invece seguono idee krautrock e blues.
Un po’ criptico, senza legame tra i singoli episodi – per altro tutti interessanti, alcuni dei quali avrebbero potuto avere sviluppi più articolati – Uri, stampato in vinile con una splendida copertina acquatica, è un disco che chiede dedizione ed offre un turbinio di sensazioni diverse per ciascun ascoltatore, che potrà così interiorizzarne una propria versione, piano piano.
https://soundcloud.com/haxelgarbini
https://www.youtube.com/channel/UCZUrz8LUjhKSIKmeggPnACQ
autore: Fausto Turi