Eh sì, lasciatecelo dire e lasciateci festeggiare quelle poche volte che si incontra nel cammino qualcuno della propria terra che fa musica così lontana dagli standard soliti e che apre i propri orizzonti alle melodie sperimentali di oltre confine.
Francesco Galano, produttore e musicista talentuoso, per questo suo primo lavoro ha seminato da tempo in campi nordici, fra la folktronica dei Sigur Ros, di Efterklang, dei Mùm, e l’elettronica d’essay di Brian Eno, Mike Oldfield, il minimalismo di Nyman e Glass.
Il rislutato è sorprendente, sin dalle prime note di piano dell’esordio, The Dawn and the Embrace, estremamente malinconiche, su cui si staglia un leggiadro ritmo di glitch e noises che diventano struttura ritmica, fino all’esplosione melodica del pezzo al minuto 2.32.
Basta già questa prima composizione a farci percepire il sound di un talento unico, sul quale però si staglia sullo sfondo un bel po’ di lavoro: è dal 2007 che Francesco, tornato a Salerno dopo gli studi artistici a Firenze, lavora sulle tracce di questo EP. L’idea è l’utilizzo di un elettronica leggera che si fonde con strumenti acustici e classici come la tastiera creando composizioni di forte impatto emotivo. Rise On vede accompagnarsi a note di piano ripetitive stile No Surprises dei Radiohead un synth di sottofondo, e il solito gioco di rumori percussivi, per un risultato minimal con un crescendo dal sound solare.
Ma il capolavoro è tra Flooding River e The Place where this Path Leads: qui la citazione icelandic dei Sigur Ros è decisiva, e il gioco di rhodes, chitarra, basso, archi, mellotron, diamonica, e quanto la nuova ingegneria musicale metta a disposizione raggiunge il compimento, creando un pezzo di fortissimo impatto emotivo.
Da quali radici avrà tratto il bravo Galano questa cultura musicale non è dato saperlo (ma sappiamo che partecipa anche al progetto indie rock Captain Swing), ma certo non derivano dalla sua terra natale, dato che le melodie di When the Clouds (così il nome artistico) sono lontane anni luce dal mediterraneismo della musica partenopea anche recente.
C’è un’altra Campania, oltre a Pino Daniele, le posse, e il rock-barzelletta di molti gruppi nostrani: una Campania che pur non perdendo il contatto con la propria cultura di appartenenza (November Song, a dispetto del nome, è il pezzo più mediterraneo dell’EP) vola alto, verso traguardi che si potevano ritenere impensabili prima di ascoltare la profondità e lo spessore di queste tracce.
Galano non crea un genere, anzi, saccheggia a piene mani dai suoi ispiratori, ma ha il merito, insieme al Cielo di Bagdad e pochissimi altri, di aver fatto giungere sino al Sud l’impressionante potenza evocativa delle melodie provenienti dal freddo ma intenso Nord Europa.
Autore: Francesco Postiglione