Secondo appuntamento con Roma Europa Festival al Brancaleone: protagonisti Uwe Schmidt (nella foto) aka Atom Heart, meglio noto come Señor Coconut e Bernd Friedmann aka Burnt Friedman a presentare il loro recente lavoro, Flanger. Il progetto nasce dalla volontà dei due musicisti tedeschi, attivissimi in campo artistico e musicale sin dai primi anni ’90, già collaudati, dal momento che hanno prodotto insieme ben tre album: Templates e Midnight Sound, su Ntone/Ninja Tune, ed il recente Spirituals, su Non Place.
Burnt Friedman, in passato, si è mosso nei terreni dilatati del dub, grazie alle sue collaborazioni con Pole e Kit Clayton e sopratutto con Burnt Friedman&the Dub players, esplorando terreni musicali sempre nuovi e diversi che ultimamente lo hanno portato ai confini del blues e del soul.
Flanger è un prodotto diverso, una combinazione di sonorità funky-jazz tradizionali con tecniche e soluzioni di editing e filtri sperimentali, un progetto che parte da sonorità elettroniche per spingersi verso l’avant-garde jazz con lo scopo artistico di creare una musica non ripetitiva, organica ed estremamente complessa, molto lontana dagli standard della techno, dell’electro, o degli altri generi legati all’elettronica contemporanea.
La performance dal vivo è semplice ma allo stesso tempo molto suggestiva, il punto di forza del loro sound sta sicuramente nella commistione tra strumentazione tradizionale (magnifico l’uso delle percussioni e del vibrafono), sassofono, clarinetto, voce e campionamenti elettronici. Il ritmo cambia continuamente, da pezzi d’ispirazione latina a funk effervescente, da groove profondi a percussioni incalzanti. L’inizio è soft, free jazz allo stato puro, ma in seguito si arricchisce di sonorità ben più sperimentali , infatti, al di là dei richiami e dei riferimenti ad un passato swing anni ‘20, più o meno espliciti, i due tedeschi, facendo uso del digitale, riescono a spingere la ricerca sonora fino ai confini del genere puro senza alterarlo in alcun modo con le distorsioni elettroniche. Durante il concerto il sound diventa sempre più progressivo, a tratti quasi psichedelico, e anche se il cuore elettronico del gruppo è posizionato nelle retrovie del palco, come a voler dichiarare una subordinazione rispetto agli strumenti classici, riesce a valorizzare e arricchire in ogni momento i virtuosismi della parte più classica della band. In effetti l’elettronica si sente molto più che nell’album, eppure non è mai di troppo, Heart&Friedmann se pur rimangono le colonne portanti del progetto non soffrono sicuramente di protagonismo e lasciano libero sfogo agli assoli jazz dei loro compagni. Un bel concerto, dai toni a volte rilassati ( ne saranno rimasti sicuramente delusi i frequentatori abituali del “sabato al branca”), molta musica, assoli deliziosi e involate di percussioni alla base dello splendido dialogo tra elettronica e jazz, tra analogico e digitale.
Autore: Giuseppe Guariniello e Sara Ferraiolo