Nel 2011 fu pubblicato The drug in me is you, pessimo album d’esordio della band di Las Vegas, i Falling in Reverse, capitanati da Ronnie Radke, ex frontman degli Escape the Fate.
Radke, non felice delle critiche negative piovute sul suo ultimo lavoro, annunciò immediatamente un nuovo LP che sarebbe stato del tutto diverso dal primo, addirittura “ad anni luce di distanza” citando Radke stesso. E cosí il secondo album arriva dopo due anni, intitolato Fashionably late, ma il risultato non sembra essere cambiato di molto, anzi.
L’album é il classico prodotto dell’emo-punk americano moderno alla Chemical Romance, per intenderci, senza alcuna sostanziale innovazione e senza una big hit trascinante da presentare al pubblico.
La tracklist non segue nessun filo conduttore e tecnicamente l’album é scarno e sconclusionato già dall’incipit. In apertura, ascoltando Chapion, si potrebbe pensare di stare per ascoltare un album metalcore, graffiante, e dai toni aggressivi e dai ritmi incalzanti.
La voce di Redke, sporca e tecnicamente poco curata, strilla tra un riff di chitarra che scompare nella confusione degli strumenti e nel ritmo sincopato del doppio pedale per poi sfociare in un rap del tutto fuori luogo. Ma il primo pezzo é del tutto fuorviante. Scorrendo le tracce si manifesta la natura punk/emo della band. Alcune trovate “innovative” non fanno altro che incidere negativamente sul corpo dell’album. Effettistica discutibile (Alone), un rap che stona con tutto il resto (It’s over when it’s over), voci fuori campo pacchiane (Bad girls club) e per non parlare dei suoni del Nintendo in Game Over (che di sicuro non fará molto piacere ai puristi della generazione 8-bit): tutto defluisce in un’incoerenza di fondo.
L’ascoltatore é disorientato dalle digressioni speedmetal (Rolling stone, Born to lead, Self-destruct personality) che cozzano palesemente con i brani di impostazione punk coi quali sono in costante altalenzanza.
La voce del frontman non sembra nemmeno bene adattarsi alle diverse sfaccettature dei brani. Le liriche sono costituite per la maggiore dai classici temi emo e da linguaggi sfrontati e irriverenti (Fuck the rest).
La traccia finale, Drifter, suona quasi come una ballata pop-rock. I Falling in reverse hanno sicuramente tanta grinta e rabbia, ma da Fashionably late traspare indubbiamente poca maturità e un’identità incerta.
http://www.fallinginreversestore.com
autore: Giuseppe Cursio