Nati all’alba della vecchia decade, i Broken Social Scene sono tornati con un nuovo lavoro, a sancire un patto con gli anni zero, che li ha consacrati tra i gruppi rivelazione del decennio. Il collettivo indie-rock di artisti canadesi invade la scena della musica indipendente e vi si confronta con originalità e freschezza, facendosi conoscere soprattutto per le grandi performance live, dove il palco è calpestato da innumerevoli chitarre e ogni pezzo è un inno d’amore alla musica. Anche in Forgiveness Rock Record, uscito a maggio 2010, Kevin Drew e Brendan Canning hanno messo insieme amici e colleghi musicisti della scena di Toronto e dintorni, affiancando il gusto di John McEntire, batterista dei poliedrici Tortoise. Ed in effetti la collaborazione ha inciso molto sul nuovo album dei BSS, dove le tracce diventano più pulite e raffinate, si estendono, crescono trasformandosi impercettibilmente attraverso tutto il disco, abbracciando più influenze in uno sfumato assolutamente naturale. Intenso.
World sick è la prima canzone che introduce a Forgiveness. Lo fa con una batteria che inizia a sorgere piano e diventa poi un tracciato costante, una strada, su cui si innesta una chitarra spensierata, poche voci leggere, verso un crescendo intrecciato di voci, chitarre, percussioni così vive che già sei dentro Forgiveness Rock Record senza mezzi termini, alla fine dei sei minuti di durata della canzone.
Molto ritmata è anche la seconda traccia, più elettronica, protagoniste le linee vocali che a tratti toccano il falsetto. Chase scene è figlia di un certo electro-indie che avvicina i BSS alle esperienze di Empire of the sun, MGMT, Klaxons. I tre minuti di Texico Bitches sono un potenziale singolo alla Strokes di Room on Fire, allegro, colorato, attraversato dal suono di tastiere vintage, seguito a ruota da Forced to love, che mantiene invece elementi più rock, dove le chitarre distorte si prendono le loro soddisfazioni in sottofondo.
Forgiveness è la quinta traccia del disco e non siamo ancora al centro di un album che sembra metterne insieme mille senza mai stancare l’ascolto. È senza dubbio un pezzo di musica elettronica dove poco spazio c’è per le chitarre che ci hanno lasciato poco prima, protagonista è una dolcissima voce femminile che galleggia su suoni sintetici ed archi, colonna sonora di un rituale sacro del futuro.
L’atmosfera si interrompe bruscamente con Art House Director, una traccia dai toni più invadenti con l’inserimento di una tromba che anticipa una variazione di stile all’interno dell’album…si interrompe qui il carosello di potenziali singoli elettro-indie per abbracciare gli originali toni elettro-blues di Highway slipper jam.
Ungrateful little father mantiene la chitarra dolce della canzone precedente, vi si aggiunge l’armonica mai invasiva, sempre timida, suggestiva, mentre distorsioni elettroniche aprono alla psichedelia, che da qui in poi non lascerà più ascoltatore. Meet me in the basement è una delle canzoni più intense dell’album. Unicamente strumentale riesce a mettere insieme in modo orchestrale chitarre, percussioni e archi e guidarli verso un crescendo emotivo e vitale. Solenne e leggera allo stesso tempo è la colonna sonora perfetta per l’esplosione di una stella.
I toni si ridimensionano su una timida Sentimental X’s o sulla più cupa Sweetest Kill, che a tratti non sfigurerebbero in un album degli XX, ma a tratti. Perché ciascuna di queste canzoni è uguale a se stessa e basta, pur reinterpretando diverse esperienze, concetto alla base, tra l’altro, dei Broken Social Scene e dei suoi componenti. La sensazione, al massimo, è quella di una reminescenza da un’altra vita. È guardare un sogno, fuori da una caverna. Romance to the grave conferma questa sensazione: a metà pezzo strumentale accoglie la voce solo su secondo minuto inoltrato e diventa melodica, crescendo lentamente verso un finale sinfonico e psichedelico insieme.
Rock, country e blues si fondono su Water in hell, che non è certo il pezzo più riuscito dell’album ma di certo tra i più sperimentali. Lo segue in chiusura Me & My hand, due minuti leggeri di voce sussurrata su arpa, archi e poche note di piano. “I’ll always love you” sono le ultime parole di tutto il disco, quelle con cui i BSS salutano chi ha appena attraversato tutto Forgiveness Rock Record, ed è allora salutare qualcuno che ha appena compiuto un viaggio e nella testa porta ancora mille immagini, mille volti e troppe sensazioni, tutte legate insieme come se fosse quello il solo modo di esistere. Così la loro musica, inno all’amore per il suono che si tiene per mano con gli altri suoni. Ancora una volta abbiamo tra le mani una nuova grande prova dei Broken Social Scene.
BSS Presents: Brendan Canning – Churches Under The Stairs from Arts & Crafts on Vimeo.
Autore: Olga Campofreda
www.brokensocialscene.ca – arts-crafts.ca