Gli Editors sono di casa qui al Forum di Assago a Milano (si contano almeno altri tre precedenti tour in questa location) ma la scenografia e l’impianto luci per la prima volta sono da grande band. Tom Smith e soci hanno fatto le cose in grande, sia per la promozione in uscita del nuovo disco, Violence, sia ora che si tratta di promuoverlo attraverso il tour. Si presentano con la consapevolezza di essere diventati una grande band planetaria, e quindi anche se il Forum non è pieno, e i biglietti non sono sold out, il concerto è il primo di questa band in Italia ad avere la forma delle grandi occasioni, del grande evento.
E soprattutto Tom Smith, Russell Leetch al basso, l’ottimo Edward Lay alla batteria, Justin Lockey e Elliott Williams alle chitarre e sintonizzatori suonano stasera con questa consapevolezza, quella di chi sa di aver fatto il salto verso il grande mainstream.
Si inizia, come prevedibile, col nuovo disco, con Hallelujah (So Low) per poi subito salutare con A Ton of Love e Formaldehyde, due grandi singoli, quello che è forse il loro album più bello, poi si prosegue col nuovo con Darkness at the Door e Violence. Le nuove canzoni suonano più epiche e strutturate dal vivo, hanno quella potenza sonora e quella base rock che forse su disco difettavano un po’ e quindi la resa è perfetta. La voce di Tom è in forma come mai, e più tardi ne darà ancora più prova, e il frontman straordinario è stasera strutturato per le grandi occasioni, salta, si muove, guarda il pubblico e lo coordina, sempre con quella sua straordinaria capacità recitativa di interpretare fino in fondo e con l’anima le canzoni.
La parte techno di Violence sfuma sorprendentemente in No Harm, poi è la volta del (troppo piccolo) omaggio ai primi due dischi, quelli della formazione con Chris Urbanowicz, ovvero Blood e Munich da the Back Room e An end has a Start dall’album omonimo. Segue poi il tributo al terzo disco, il primo di quelli elettronici della band, con l’omonima In This Light and on This Evening, e poi Raw Meat, dopodiché si ritorna al nuovo, con un’ottima Nothingness e Belong, iniziata in solo acustico con Tom alla chitarra.
Ci si avvia al finale della prima parte con tre pezzi storici: Sugar, Racing Rats e Ocean of Night, quest’ultima presentata con un inizio acustico irriconoscibile e poi esplosa nel suo tripudio di suoni synth e percussioni. Ocean of Night fa letteralmente esplodere il palazzetto, suonata con un intensità mai vista, mentre Tom è ormai prosciugato dal sudore e dalla fatica che lo ha accompagnato dall’inizio (complice anche il gran caldo di Milano in questi giorni, quasi 30 gradi!).
C’è tempo però per un bis strepitoso: si inizia con l’acustica No Sound but the Wind, che Tom suona da solo interpretandola come se fosse l’ultima canzone della sua vita, e poi Cold, e infine, prevedibilmente, Magazine, seguita da una clamorosa Papillon. Questa, che è forse la canzone più famosa degli Editors in Italia, è tirata per dieci minuti, col pubblico che la accompagna a battiti di mani, con i cinque Editors visibilmente divertiti e emozionati, con Tom che alla fine urla il suo “It kicks like a Sleep Twitch” in maniera quasi disperata, incosciente, struggente, come se avesse in mano i destini del mondo, e il pubblico è letteralmente in visibilio.
Si salta, si balla, si canta per tutto il concerto, perché siamo al sesto album e dunque ogni pezzo vecchio è ormai un successo acclamato, un singolo vincente, e la band è ormai una band conosciuta, tutti conoscono i testi e li cantano, e pochi sono gli spettatori venuti a “esplorare” questa band come succedeva in passato.
Papillon è dunque il tributo finale, e il concerto termina, sorprendentemente, senza suonare Smokers Outside the Hospital Doors, ma con Marching Orders, canzone che con i suoi minuti finali di percussioni quasi africane sembra scritta apposta per terminare i concerti, in un autentico trionfo di musica, suoni, luci.
Tom Smith e soci, ma specialmente lui, Tom, ci hanno sempre regalato performance intensissime, perché Tom è uno di quegli animali naturali da palco. Ma stavolta gli Editors si sono davvero superati, le loro canzoni suonano come non mai prima, e l’ultimo disco non totalmente entusiasmante (a giudizio almeno di chi scrive) trova una vitalità sorprendente nelle esibizioni dal vivo, complice anche lo schema di luci che accompagna significativamente soprattutto i pezzi elettronici.
Tutto dunque meraviglioso per chi è venuto al Forum: gli Editors hanno vinto la loro battaglia con il mainstream: non riescono ancora a fare pienone, ma suonano da grande band e per fortuna non hanno però ancora l’inerzia da grande band. Sono ancora sul pezzo, e con una grinta da esordienti.
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autore: Francesco Postiglione