“The job of the producer – beyond the technological aspect – is, as I understand it, to create an atmosphere that is completely free of fear and reservation, to find that utterly naïve moment of ‘innocence’ and to hit the button at just the right time to capture it. That’s it. Everything else can be learned and is mere craft.” Conny Plank
Il giorno 18 dicembe 2012 è stato il 25mo anniversario della morte di Conny Plank, all’anagrafe Konrad.
Sembra quasi doveroso, a questo punto, raccogliere materiale e qualche informazione per rinfrescare un po’ la memoria anche in occasione della presentazione di un celebrativo cofanetto tributo, “Who’s That Man – A tribute to Conny Plank“, messo in piedi dalla Groenland Records nel ricordo dell’influente produttore tedesco e che dovrebbe essere in circolazione da febbraio 2013.
Plank è spesso presentato come il regista del Krautrock, una sorta di illuminato ideatore di un personalissimo suono che a sua volta aveva appreso, riformulato e riproposto anche in base alle possibilità della sua epoca. “Regista” però non è un’accezione del tutto corretta, Plank è sempre stato oscurato proprio dalle copertine delle sue autorevoli produzioni e nonostante alcune di esse furono dei grossi successi commerciali, il nostro, non essendo una rock star è sempre stato un nome legato alla volontà di approfondimento di singoli e noto solo in alcuni circoli ristretti e piuttosto “underground”…
Beh, a dirla tutta, la storia di Plank è fatta di avanguardie e visioni realizzabili, forse Conny ha preferito una determinata carriera artistica e una professionalità che non avrebbe venduto a nessuno che non fosse degno del suo interesse.
Si narra che Brian Eno indicò Plank agli U2 per la produzione del campione d’incassi “The Joshua Tree”, lo introdusse al quartetto dublinese ma durante una riunione il nostro rifiutò drasticamente con la celebre frase riferita a Bono, “I Cannot work with that singer”.
WHO’S THAT MAN
Conny Plank è nato nella Renania-Palatinato, nel piccolo centro di Hütschenhausen, il 3 maggio del 1940, nel pieno dello sviluppo della Seconda Guerra Mondiale. Al termine della guerra la Germaniasi presentava come un immenso campo di battaglia, una nazione distrutta e nel caos totale, stordita e incenerita dai bombardamenti con un debito pubblico altissimo, forte disoccupazione e inflazione alle stelle, granai vuoti e spese di guerra da rimborsare.
La vecchia e vasta cultura tedesca era stata spazzata via dalla propaganda nazionalsocialista e da almeno quattro decenni di politica militare aggressiva. I tedeschi, così come gli italiani e in qualche maniera anche i giapponesi, si presentarono “all’anno zero” con una grande voglia di cambiamento e un deciso ripudio per un recente passato oramai imbarazzante e comunque “oppressivo”.
Si voltò pagina ma il paese fu diviso in tre grosse zone di interesse militare gestite dai vincitori della guerra: inglesi, americani e russi…e durante la ricostruzione queste tre nazioni occupatrici non fecero mancare la loro influenza culturale sulla nazione germanica…
Le radio dei militari anglo-americani importarono in Germania il rock ‘n roll e i tedeschi non si fecero scappare l’occasione per marcare il territorio…
Presero quel suono impulsivo di matrice blues-africana, adornarono di epicità wagneriana le teorie di un guru che contestualmente apportava teorie rivoluzionarie in campo musicale e che rispondeva al nome di Karlheinz Stockhausen appartenente a un network mondiale di artisti e concettuali d’avanguardia, infine si dotarono dei mezzi che nel frattempo arrivavano con lo sviluppo della tecnologia.
Quello che poi fu denominato in maniera frettolosa e particolarmente ironica dalla stampa inglese “Krautrock” è stato, e tutt’oggi è, un filone artistico molto coraggioso e piuttosto singolare. Si fondava su uno spirito di rivalsa e sulle fortissime personalità dei singoli musicisti, tant’è che non sono mai menzionati come “i membri della band”, piuttosto si preferisce citare direttamente nel progetto il compositore di turno, la maggior parte dei quali provenienti da ambienti accademici o ostinatamente avanguardistici e che inoltre si influenzavano a vicenda nell’atto creativo fino a trasformare le città di Colonia, Dusseldorf, Berlino, Amburgo e Monaco in territori fertilizzati dalla grazia di chissà quale dio pagano!
Ebbene Conny nel 1966 lavorò come tecnico del suono alla Saarlandische Rundfunk, nota emittente radio del Saarland, successivamente aveva esercitato in maniera indipendente producendo tra il 1970 e il 1973 “Tone Float” degli Organisation (Ralf Hutter & Florian Shneider), “Klopfzeichen” e “Zwei – Osterei” dei Kluster (Moebius, Roedelius e Schnitzler), “Kraftwerk”, “Kraftwerk 2” e “Ralf & Florian” dei Kraftwerk, “Cluster” e “Cluster 2” dei Cluster, “Neu!” e “Neu! 2” dei Neu!, inoltre Ash Ra Tempel, Scorpions, Guru Guru, Jane e Os Mundi tra gli altri.
Il 1974 è un anno che segnò particolarmente Plank che da tempo condivideva la passione per la musica elettronica con Ralf Hutter e Florian Shneider ed era convinto di poter costruire una vera immagine tedesca autonoma attorno a quei due.
Il produttore modellò il suono di “Autobahn” che divenne un caso eclatante di vendite soprattutto negli USA, tant’è che gli americani andarono in forte confusione con quei suoni così teuto-tecnologici rispetto al loro abitudinario sound, funk e disco da una parte e blues e surf dall’altra…inoltre la stampa statunitense concepì il cantato del brano come una sorta di citazione ai Beach Boys e questo fu sufficiente per far schizzare addirittura i Kraftwerk in classifica!
CONNY’S STUDIO
Per incomprensioni e accordi informali però, andò a finire che il nome di Plank non comparve nemmeno sull’edizione stampata di “Autobahn” che frattanto è stato l’ultimo caso di collaborazione tra il quartetto di Dusseldorf e il produttore. Plank però nel frattempo andava perfezionando il proprio studio ricavato in una fattoria in provincia, a Wolperath, nelle prossimità di Colonia, proprio per lavorare in tranquillità e sfuggire alle invadenti pressioni giornalistiche su “Autobahn”.
La moglie di Conny, l’attrice Christa Fast (la voce in “2/1” e “1/2” di “Music for Airport” di Brian Eno), ha sempre sottolineato quanto il marito ce l’avesse a morte fra tutto quello che c’era di mezzo tra l’uomo e la musica…
Per molti musicisti il “Conny’s Studio” è stato una sorta di santuario di Pompei e in rete è facilmente reperibile la celebre foto dei dischi d’oro di Plank appesi alle pareti del gabinetto, un personalissimo umorismo contro il mercato musicale da parte di quest’uomo che aveva l’aspetto di un orso teutonico…
In quello studio sono nati o hanno preso forma e anima tra i tanti:
“Neu! ’75” – Neu!
“Sowiesoso” – Cluster
“La Düsseldorf” – La Düsseldorf
“Before and after Science“, “Ambient 1: Music for Airports” – Brian Eno
“Cluster & Eno“, “After the Heat“, “Begegnungen” e “Old Land” – Cluster and Brian Eno
la trilogia di Michael Rother, “Flammende Herzen“, “Sterntaler” e “Katzenmusik”
“Question: Are We Not Men? Answer: We Are Devo!” – Devo
“Out of Reach” – Can
“Systems of Romance“, “Three Into One“, “Vienna“, “Rage in Heaven” e “U-Vox” + varie raccolte per gli Ultravox
“Durche die Wuste” e “Selbstportrait” – Roedelius
“Crann Ull” – Clannad
“Die Kleinen und die Bösen“, “Alles ist gut” e “Gold und Liebe” – D.A.F.
“Der Osten ist Rot” e “Rome Remains Rome” – Holger Czukay
“Rockpommel’s Land” – Grobschnitt
“Les Rita Mitsouko” – Rita Mitsouko
“In the Garden” – Eurythmics…
…oltre a una buona fetta di proprie produzioni e album postumi…
Addirittura la nostra Gianna Nannini ha prodotto ben tre album nello studio dei Plank , “Latin Lover” del 1982, “Puzzle” del 1984 e “Profumo” del 1986…
PLANK MUSICISTA
Conny Plank è stato un abile polistrumentista e partecipò a tantissimi album da lui prodotti ai quali spesso sopraggiunse il ruolo di co-autore. In molte interviste è rappresentato come “il musicista in più” data la totalità del supporto che il fonico apportava ai suoi lavori.
La maggiore affinità come compositore è stata trovata forse con Dieter Moebius dei Cluster.
In un intervista a Freak Out del 2009 ospitati al Kaleidoscope Festival, i Cluster hanno detto di Plank:
Moebius:- “E’ stato meraviglioso e un grande aiuto per molti gruppi a quei tempi“.
Roedelius:- “E’ stato un ottimo amico e ci ha sostenuti al massimo. E’ stato un membro silenzioso del gruppo fintanto che producevamo nel suo studio. Ha aiutato i Cluster con i suoi consigli sul come usare lo studio come uno strumento“.
( leggi l’intervista completa ai Cluster – www.freakoutmagazine.it/cluster-i-nonni-dellelettronica-moderna/
Ascolta il live dei Cluster al Kaleidoscope Festival www.mixcloud.com/Freak_Out_Magazine/cluster-kaleidoscope-festival-napoli-18-12-2009/
Plank e Moebius hanno realizzato diversi album caratterizzati da una forte vivacità compositiva: bassi fat, elementi percussivi meccanici, motivetti da scuola elementare, basslines interplanetarie, interminabili mantra sperimentali, ritmiche africane e musica industrial suonata sottoterra da Nibelunghi durante la fusione del ferro.
“Rastakrautpasta“, “Material” e il postumo “En Route“, sono gli album a marchio Plank & Moebius ai quali vanno aggiunti le su citate collaborazioni con Eno, Roedelius, Rother, il percussionista Mani Neumeier in “Zero Set“, il progetto con Mayo Thompson dei Red Kraiola in “Ludwig’s Law”, più lo stravagante Lilienthal, che oltre al sopracitato duo, comprendeva anche il compositore Asmus Tietchens, l’etno-musicologo Okko Bekker e Hellmut Hattler e Johannes Pappert dei Kraan.
Ecco cosa scrive Julian Cope sulla sua guida alla Grande Musica Cosmica “Krautrocksampler” a proposito di “Rastakrautpasta”: “Se Moebius e Plank non fossero stati geni di razza teutonica non avrebbero mai osato un’escursione rischiosa come quella di Rastakrautpasta. Comunque anche in caso di capitombolo, sia un successo o un fallimento non importa, è sempre divertente“.
Da segnalare infine altre collaborazioni con Phew in “Phew” insieme a Holger Czukay e Jaki Liebezeit, ” e nuovamente con Czukay in “Les Vampirettes” del 1980.
IL SUONO DI PLANK
Plank è stato un forgiatore di suono. Un sarto che preparava abiti su misura, nel senso che donava anima a corpi musicali in concepimento. I musicisti lo sceglievano per ottenere un particolare valore aggiunto.
All’inizio degli anni ’70 condivise la scena con un altro autorevole produttore / compositore, Dieter Dierks che all’epoca operava in maniera alquanto simile alla sua.
Cominciò come tecnico del suono per la cantante / attrice Marlene Dietrich e per il jazzista Alexander von Schlippenbach. Era bensì provocato dalle esponenziali e illimitate possibilità offerte dall’elettronica così tanto da cambiare direzione…e fu curioso l’inevitabile incontro con i Kluster…
Si dice che “Klopfzeichen” sia stato registrato in un’unica sessione il 21 dicembre 1969. Il violoncellista Konrad Shnitzler trovò un annuncio pubblicitario di un organista di chiesa interessato alla produzione di musica “nuova”. Moebius, Roedelius e Shnitzler si trovarono a registrare folli sessioni di musica sperimentale in cui utilizzarono di tutto, sponsorizzate da una chiesa e con l’obbligo di inserire un testo religioso…
Plank assemblò quel delirio allucinato che poi fu stampato in trecento copie uscite perla Schwann, una etichetta di musica ecclesiastica.
Da qualche mese è finalmente disponibile una ristampa “ufficiale” grazie all’intervento della Bureau B di Amburgo ( www.freakout-online.com/news.aspx?idnews=4817 ).
Buona parte degli attori della scena kraut / kosmische realizzava le proprie composizioni su un’ossatura di sessioni free improvvisate, a stratificazioni di parti e assemblaggi in “taglia e cuci” di nastri magnetici anticipando un pò il concetto che in futuro si ebbe con la digitalizzazione, tramite il campionamento.
Plank era persuaso dallo spazio nel suono nel senso che ogni parte registrata deve avere un suo “panorama”, un’estensione propria all’interno del mix e l’effetto acustico è dato da questa addizione di suoni interni al loro singolare ambiente sonoro, il risultato è una costante alterazione del suono stesso.
Un’estirpazione dalla cultura dub/reggae con l’ausilio di multi-traccia, combinazioni di space-echoes, marcati riverberi, delay, phaser messianici e macchinari di propria invenzione…
Dunque non solo stereofonia Left and Right, piuttosto suono in avanti, dietro, destra, sinistra, con movimenti trasversali.
Ci troviamo in un’epoca pre-Hi-Fi, ancora abbastanza lontani dalla logica del suono flat e compresso che poi ha fatto la fortuna della musica pop degli anni ’80. Le multinazionali nel mercificare hanno massimizzato dei concetti adeguando proprio la musica per vendere determinati supporti e per poi spulciare cifre perché la gente s’incanta davanti ai numeri…
…ma nel nostro modo di vedere siamo convinti che Plank ci aveva visto giusto e i suoi metodi hanno condizionato e non poco…c’è solo stato bisogno del tempo di giusto assorbimento.
Nel 1975 negli USA arrivò “Autobahn“, a pochi anni di distanza a Detroit, si suonava la techno. Con ” Ambient 1: Music for Airports” Brian Eno coniò il termine “ambient” e nel 1972 nell’Inghilterra lasciata orfana dalla competizione Beatles – Rolling Stone, mentre il prog impastava qualsiasi cosa, furono importati i Neu!, i Faust gli Amon Duul II e perfino la neonata Virgin a metà anni ’70 assoldò alcune band provenienti dalla Germania.
Risultato: gli inglesi andarono in confusione: David Bowie faceva uscire “Low” nello stesso anno in cui c’era punk ovunque…il sound chitarristico e motorik di “Neu!” e “Neu!2” aveva scosso profondamente i bretoni e a Klaus Dinger fu concesso il lusso di prendere per il culo Robert Plant in “Super”…
“MATERIAL”
Negli ultimi tempi è disponibile e sta uscendo sempre più materiale che fino a pochi anni fa era impensabile trovare, anche perché abbastanza costoso o di non certa provenienza.
Questo 2013 vede l’uscita del box “Who`s That Man – A Tribute To Conny Plank” contenente quattro dischi, una sorta di highlights della carriera di Plank a 25 anni dalla prematura scomparsa del produttore e un’antologia delle gesta sonore di quei strampalati personaggi. (http://groenland.com/en/artist/conny-plank-2/)
La Groenland Records è in azione già da alcuni anni con le ristampe in listino di Neu!, Harmonia e Roedelius.
Alla Groenland si affianca la Bureau B di Amburgo che sta ripubblicando gli introvabili del catalogo Sky Records, oltre a nuove produzioni dei vecchi eroi Kraut / Kosmische, album di potenziali attuali corrieri cosmici e addirittura collaborazioni intergenerazionali tra veterani e neo “krautrockers”.
Nuovo e vecchio materiale è in uscita anche sulla Klangbad di Hans-Jochim Irmler che organizza anche un bel festival a Scheer, nel sud della Germania ( www.klangbadfestival-scheer.de/ )
Infine è consigliabile tenere costantemente sott’occhio la Mute Records per una nota passione del boss Daniel Miller per la musica tedesca e per accordi commerciali presi con la Spoon Records di Hildegard Schmidt moglie dell’organista dei Can Irmin Schmidt.
www.connyplank.com
www.groenland.com