Non mi pare stia ottenendo l’attenzione che merita, questo terzo, omonimo disco dei Secret Machines, ed è un peccato, perché di attenzione ne merita davvero. Magari leggermente enciclopedici, come dicono alcune riviste specializzate, ma certo tutt’altro che conservatori, i tre texani, trasferitisi da tempo a New York, hanno il dono di sabotare la psichedelia spaziale in chiave pop, o fare viceversa, inserendo elementi disturbanti e dilatati in notevoli ed armoniose composizioni ad impatto immediato.
Dopo aver suonato una rocciosa versione di ‘I am the Walrous’ dei Beatles accompagnando Bono (U2), per la soundtrack del notevolissimo film ‘Across the Universe’ (2008), Brandon Curtis (voce, basso, tastiera) e Josh Garza (batteria), con un nuovo chitarrista, Phil E. Karnats, riescono in questo nuovo lavoro a mischiare la heavy psichedelia della propria terra, il Texas, con fluorescenti ed ipnotiche atmosfere europee, particolarmente kraute e britanniche. Ecco dunque che gli 8 pezzi di questo disco di 46 minuti, talvolta si allungano e si dilatano come certi lavori di Ash Ra Tempel, Hawkwind e Pink Floyd, con risultati pregevoli, ma in altri casi sono più sintetici, malgrado non sia questa l’attitudine della band, ed emergono colorazioni 13th Floor Elevators comunque saporite; e, come dicevamo, il meglio del disco è nei momenti in cui, nel gorgo spaziale piuttosto heavy ed informale, spesso la band apre incisi clamorosamente pop, con ritornelli byrdsiani che non passano inosservati: come entrare nell’occhio del ciclone, e trovarvi quiete ed armonia. Altra attitudine della band è sicuramente l’impatto proto stoner, però utilizzato con misura: in precise parti delle canzoni, in modo da lasciare spazio altrove all’articolazione compositiva, con inserti di tastiere da vera e propria messa rock. Immaginate una musica stratificata, con chitarre pesanti sovraesposte, ma un continuo ricamo d’organo in sottofondo, un eco siderale alla lunga penetrante.
Appresso a Warlocks, Brian Jonestowne Massacre, Gris Gris e Dead Meadow, i Secret Machines rinnovano un culto psichedelico antico, dell’epoca d’oro: 1966-72.
Autore: Fausto Turi