Abbiamo imparato a conoscerla sotto mille sfumature e ancora più collaborazioni, la nostra Tying Tiffany, ma questa volta il suo canto grintoso e malinconico squarcia le tele degli altoparlanti. Siamo in ambito di un sound oscuro quanto la mezzanotte e sembra trovarsi particolarmente a suo agio, la giovane padovana, a cavallo di sonorità tanto meste o cupe contrabbandate in qualche maniera in dark-wave ma con evidente attitudine più punk che goth e dove in ogni caso prolifica trepidazione un po’ ovunque.
Niente dancefloor stavolta, piuttosto si potrebbe identificare “Peoples Temple” in una mezza risposta italiana, a distanza di qualche anno, ai Ladytron di “Light & Magic”. Questo terzo album in studio segue a tre anni di distacco “Brain for Breakfast” con netta riduzione dell’elettronica a favore di parti rock essenziali e con decisivi spunti techno-pop, all’interno dei quali si disegnano i tratti melodici.
Sfuma quindi l’acidità e l’effervescenza electro di metà decennio in una fusione, o riciclo, non particolarmente creativa di diversi ambienti elettronici-wave direttamente dagli eighties e sinceramente piuttosto in controtendenza con le uscite del momento.
I brani sono dieci, trovano sistemazione anche due riuscite e marcate collaborazioni, con la signora Costanza Francavilla in “Cecille” e lo svedese Fé in “One Breath”. La produzione è stata affidata a Lorenzo Montanà. Il titolo dell’album “Peoples Temples” è ispirato ad una setta localizzata in San Francisco che nel novembre del 1978 si rese nota per un omicidio-suicidio di massa in Guyana.
Autore: Luigi Ferrara