autore: Fausto Turi
Bianco è un giovane cantautore torinese dalla scrittura originale, che nelle sue canzoni sembra giocare disordinatamente con le parole per poi richiamarci repentinamente alla realtà, con una frase ed un’osservazione fulminante. Appartiene generazionalmente alla leva cantautorale di Brunori sas, Dente, Dimartino, Ettore Giuradei e Colapesce, pur discostandosene per una maggiore vocazione indie; mentre sta promuovendo dal vivo, in Italia, il suo nuovo disco intitolato Storia del Futuro, gli porgiamo alcune domande anche in virtù dell’imminente data live napoletana presso il Mamamù Bar di oggi 24 Gennaio. (info e dettagli quì)
Il tuo nuovo disco, intitolato Storia del Futuro, segna un’evoluzione rispetto all’esordio intitolato Nostalgina, fortunato disco di due anni fa. Soprattutto per le musiche: sembra più ambizioso, articolato, con più soluzioni, arrangiamenti ricchi ed anche con più impatto. Le nuove canzoni sono state scritte tutte dopo la pubblicazione dell’esordio?
Tutte le canzoni sono state scritte dopo la pubblicazione di Nostalgina, quindi la più vecchia, che è “Morto”, ha poco più di un anno. Credo che per scrivere un disco che abbia una certa continuità e coerenza il processo creativo non debba essere troppo lungo.
Storia del Futuro lo presenti come: “10 canzoni d’amore dedicate all’onestà; come un tuffo negli abissi, la strada per lʼonestà è una discesa verso il fondo, per poi risalire”.
Vuoi parlarci di questo tema, accennato nei testi di ‘Il Bosco dell’Amore’, e di ‘Morto’, ed immagino in qualche modo ripreso in chiave simbolica anche dal bell’acquerello in copertina, con il tuffo negli abissi e la risalita.
Tutto deriva da quello che mi è successo in quest’anno in cui ho vissuto sulla mia pelle la mancanza totale di onestà in alcuni momenti e la presenza cristallina in altri.
Chiaramente ti accorgi della bellezza delle cose quando ti mancano ma anche quando sono più grandi di te, questo disco è la fotografia di queste due situazioni in cui tutti noi potremmo ritrovarci.
Nostalgina lo realizzasti con al fianco, alla produzione, AntiAnti (sigla dietro cui si nasconde Dade, bassista dei Linea 77); per Storia del Futuro invece hai curato tu la produzione, e vi compaiono ospiti Tommaso Cerasuolo (Perturbazione) in “La solitudine perché c’è?”, e poi tanti altri musicisti, tra i quali Gionata Mirai (Il Teatro degli Orrori), Mr. T-Bone (Africa Unite, Bluebeaters) e Peter Truffa (Bluebeaters). Con quali criteri hai coinvolto questi artisti?
Sicuramente per la bravura che hanno in comune e per il gusto che esprimono nel suonare i loro i strumenti. Decidendo di non lavorare con un produttore artistico mi sono lasciato andare al chiedere consigli a “quelli veri” ed essendo più giovane di loro musicalmente li ho ascoltati come si fa con un vecchio saggio.
Durante la lavorazione di Nostalgina ho letto tempo fa che perdesti buona parte del lavoro già fatto perchè ti si bruciò un hard disk con le incisioni effettuate; è andato tutto liscio, nella lavorazione di Storia del Futuro?
Stavolta tutto liscio. Ho acquistato più hd e “becappato” ogni singola take più volte. Eravamo giovani…
Com’è nata l’idea per l’arrangiamento funk di ‘Fulminato’? Quel brano ad esempio mi sembra piuttosto distante dal disco d’esordio…
In realtà abbiamo cercato di avvicinarci il più possibile all’originale dei Soluzione Due. Il pezzo è del ’70 quindi doveva suonare un po’ shake. In realtà la scelta della cover è stata dettata dal fatto che è stata la canzone più ballata del 2013 al Muzak di Cagliari, locale di cari amici, quindi meritava un tributo.
I testi delle tue canzoni sono contemporaneamente surreali e realistici; si capisce che parli molto di te, infatti, ma la narrazione è un vortice in cui malinconia, umorismo, vita privata, giochi di parole, tensioni sociali e quotidianità del musicista indipendente si fondono completamente, così che tu in quanto narratore sembri nasconderti, anche. Penso a ‘Scorie’ ad esempio, che nelle ultime parole diventa d’improvviso una canzone d’amore… Come sei giunto a questo modo di scrivere?
Mi viene naturale parlare di cose molto personali ma cerco di renderle universali, affronto argomenti che conosco quindi non mi sembra difficile. Mi fa piacere la tua analisi. Grazie.
Ci parli del testo di ‘La Strada tra la Terra e il Sole’?
Ecco l’esempio lampante di come sia facile scrivere una canzone, è un elenco di cose che vengono fuori quando vuoi bene a qualcuno a cui dedichi anche cose che non esistono come una strada tra la terra e il sole.
Due anni fa, nella canzone intitolata ‘Splendidi’, cantavi: “Sarebbe un sogno mantenere un figlio con il rock, avere una famiglia sana ed uno stereo; vivere in un mondo magico, con Marco Carta benzinaio e in classifica Josh Homme”. Come vanno le cose, oggi, per te?
Per me bene, Josh Homme non è ancora in classifica però Marco Carta neanche. Qualcosa sta cambiando. Sono fiducioso nelle persone che ascoltano la musica e di quelle che ne parlano. In giro per l’Italia mi rendo conto che i ragazzi hanno voglia di capire i testi e anche subito, la poesia pura sta lasciando spazio alla volgarità.
Riesci ad immmaginarti sul palco del Festival di Sanremo che canti ‘Morto?
Assolutamente sì. Sarei orgoglioso di far sentire a tanta gente una mia canzone. Poi Morto la trovo molto diretta, quindi sì.
Dov’è il posto di campagna in cui hai girato il videoclip di ‘La Solitudine perchè c’è’?
E’ qui nella campagna torinese, un lungo canale molto tranquillo in cui non possono passare macchine e con l’asfalto molto liscio. Forse non abbastanza visto quanto trema la telecamera nel video…
Su youtube c’è questo filmato, caricato dall’etichetta discografica INRI, intitolato Storia del Futuro Documentary, montato molto bene, pieno di musica, e molto interessante sulla genesi del disco. E’ stata una idea della band, questa via promozionale?
Questa è un’idea di miei amici del Carter Studio che stanno crescendo insieme a me, loro con i video io con la musica. Collaboriamo da un po’, presto uscirà il videoclip di una mia canzone prodotto da loro. Sono ragazzi con grandi capacità e molto giovani che hanno voglia di fare esperienza su cose che li interessano e così è nata l’idea di documentare le registrazioni di SDF.